Alessandro Barbera per “la Stampa”
Coronavirus, l'Italia dei nuovi poveri
Consumi crollati. Timori per la tenuta dei redditi e del tenore di vita. E quattro su dieci in difficoltà con il mutuo. Il post Covid - e speriamo sia davvero tale - non è un problema enorme solo per i più poveri. Nella relazione di venerdì scorso il governatore della Banca d' Italia Ignazio Visco ha sottolineato come il 20% dei meno abbienti perderà il doppio del 20% più ricco.
IL DISCORSO DI IGNAZIO VISCO DURANTE L EMERGENZA COVID
Eppure basta scorrere la relazione completa per avere la percezione di un disagio che colpirà la gran parte di coloro che stanno fra quei due estremi. Un' indagine condotta da via Nazionale fra fine aprile e inizio maggio su un campione di tremila persone restituisce un quadro drammatico: la metà degli intervistati teme un peggioramento delle condizioni di vita.
Se si prendono i soli autonomi, la percentuale sale al 70%. Quasi quattro persone su dieci - precisamente il 38% - ammettono di avere difficoltà a pagare il mutuo per la casa. La percentuale sale al 52% per chi ha una partita Iva, al 64% per chi lavora nel commercio o nella ristorazione. Per affrontare l' emergenza, il governo ha subito rifinanziato il fondo Gasparrini, dedicato a sostenere chi non è in grado di pagare le rate.
Alle banche sono pervenute più di centomila domande, via Nazionale calcola che ne sono state accolte 32mila, ma c' è spazio per concedere altre trecentomila sospensioni. I numeri della crisi e le condizioni di accesso al fondo sono tali da non poter accontentare tutti: per chi è fuori dai requisiti minimi c' è comunque la moratoria firmata da Abi e associazioni dei consumatori.
Coronavirus, l'Italia dei nuovi poveri
Un calo costante
A dispetto delle apparenze, la crisi per le famiglie italiane è iniziata ben prima dell' emergenza: la Banca d' Italia segnala un calo costante delle spese a partire dal 2017, l' anno scorso cresciute solo di mezzo punto percentuale, un terzo di due anni prima. L' emergenza virus è insieme un colpo durissimo ai portafogli e alla fiducia. Scrive la relazione: «Aumenteranno le diseguaglianze, sia per la maggior presenza di lavoratori a basso reddito, sia perché gli ammortizzatori sociali offrono un sostegno di natura temporanea».
i cartelli nei negozi del centro di roma che rischiano di chiudere 4
Chiudersi fra le mura di casa ha fatto ovviamente risparmiare. L' indicatore di Confcommercio sui consumi dice che fra febbraio ed aprile la spesa per beni e servizi si è ridotta di un quarto rispetto allo stesso periodo del 2019. Per avere un' immagine plastica del crollo, basti dire che ad aprile si sono dimezzati i prelievi in contante.
È qui che si apre la forbice fra garantiti e non garantiti: durante il lockdown i lavoratori dipendenti del settore pubblico hanno potuto contare sullo stipendio pieno, quelli del settore privato almeno in parte, gli autonomi e i commercianti si sono trovati con zero entrate.
C' è di più: a fine aprile il valore delle attività finanziarie delle famiglie era sceso di quasi il 3% rispetto alla fine del 2019. Un sondaggio svolto a marzo da Prometeia dice che più della metà degli italiani con più di 25mila euro di investimenti non vuole avere in mano nulla di rischioso. La spirale fra crisi e pessimismo per il futuro è spesso inesorabile.
Coronavirus, l'Italia dei nuovi poveri
Anche per questo, nonostante il crollo di consumi e spese durante l' emergenza, un terzo degli intervistati ammette di avere risorse sufficienti per affrontare solo i prossimi tre mesi. La maggior parte degli italiani - così dicono le indagini del settore - non stanno pianificando vacanze: per molti si tratta di arrivare all' autunno senza dover temere di non avere il necessario per sopravvivere. L' emergenza sociale rischia di esplodere allora, e perché ciò avvenga non è nemmeno necessaria una nuova ondata di contagi. Occorre che l' economia riparta il prima possibile, o che il governo sia in grado di allungare la durata dei sussidi al mondo dei non garantiti oltre l' orizzonte fin qui immaginato.
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