Carlotta Scozzari per “la Repubblica”
L'euforia che ha seguito la prima fase della pandemia si è già esaurita. I consumatori stringono la proverbiale cinghia e, concentrandosi sui beni di prima necessità, comprano sempre meno telefonini, computer, elettrodomestici, abbigliamento e accessori sportivi. Colpa di un'inflazione che, dall'America all'Europa, riduce il potere di acquisto falcidiando le compere nei negozi. A
Alimentando, nello stesso tempo, i timori di recessione e le preoccupazioni che per molte economie stia partendo una fase di "stagflazione", una miscela micidiale a base di crescita dei prezzi e di stagnazione economica.
Gli ultimi indizi in questo senso sono arrivati dalla tedesca Adidas, che venerdì si è trovata costretta a lanciare quel che in gergo finanziario si chiama "profit warning", un allarme sui conti che ha portato a un taglio delle precedenti stime, provocando il crollo delle azioni in Borsa. In particolare, il gruppo di scarpe e abbigliamento per lo sport ha più che dimezzato le aspettative di utili netti per l'anno in corso, portandole da 1,3 miliardi a 500 milioni di euro.
La stessa Adidas ha giustificato la mossa con alcuni costi non ricorrenti, anche legati all'uscita dalla Russia, con le ripercussioni delle chiusure per Covid in Cina e con «un significativo accumulo di scorte, risultato di una minore domanda dei consumatori nei principali mercati occidentali dall'inizio di settembre». In altri termini, buona parte della merce resta invenduta sugli scaffali e nei magazzini.
Già dalla concorrente americana Nike, a fine settembre, erano giunte notizie dello stesso tenore: il gruppo aveva annunciato un aumento delle rimanenze del 44% su base annua. Sempre il mese scorso, poi, il produttore svedese di elettrodomestici Electrolux aveva lanciato un "profit warning", prefigurando profitti in discesa per via di «un rallentamento accelerato della domanda di mercato, causato dall'inflazione e dal maggiore pessimismo dei consumatori».
Negli Stati Uniti, fin da luglio, il colosso della grande distribuzione Walmart aveva tagliato le stime di utili spiegando che, per effetto dei prezzi più elevati, i clienti stanno concentrando gli acquisti su beni come gli alimentari, a scapito di settori come l'abbigliamento e la tecnologia.
Le vendite globali di cellulari e computer confermano questa tendenza. Secondo il centro studi di Singapore Canalys, nel terzo trimestre del 2022, il mercato dei telefonini ha fatto segnare un calo del 9% annuo, registrando il periodo da luglio a settembre peggiore in assoluto dal 2014. «Le prospettive economiche cupe - nota Canalys - hanno spinto i consumatori a rinviare gli acquisti di prodotti elettronici privilegiando altri beni essenziali».
«Per molti venditori - spiega l'analista Amber Liu - la priorità è ridurre il rischio di un accumulo di scorte». Ancora peggio è andata ai computer, le cui vendite mondiali, nel terzo trimestre, sono crollate del 19,5% secondo il gruppo di consulenza Gartner.
«Mentre le interruzioni alle catene di fornitura sono finalmente diminuite - osserva l'analista Mikako Kitagawa - le elevate scorte sono diventate il primo problema». È apparso foriero di recessione anche l'indice, diffuso dall'Eurostat a inizio ottobre, che descrive l'andamento delle vendite al dettaglio (retail) ad agosto: il calo annuo è stato del 2% nell'area dell'euro. A
questo punto, sarà cruciale capire come si muoveranno gli acquisti dei consumatori ora che la stagione natalizia è alle porte. Intanto, è sempre più evidente come il vento sia cambiato per molti grandi gruppi che in pandemia si erano ritrovati con ordini in aumento e un magazzino scarso a causa dei colli di bottiglia delle catene di valore. Oggi, infatti, si ritrovano con magazzini pieni e ordini che latitano.