Estratto dell’articolo di Lo. Vi. per “Il Messaggero”
Il commercio mondiale è sotto pressione, in particolare quello via mare. La guerra scatenata dagli Houthi, con il loro continuo lancio di razzi e droni che dallo Yemen colpisce la navigazione tra il Golfo di Aden e il Mar Rosso (e quindi anche da e verso Suez), mette a rischio rotte fondamentali. Vie commerciali che non soltanto sono vitali per Israele, primo obiettivo della milizia filoiraniana, ma che uniscono anche i porti dell'Estremo Oriente con quelli dell'Europa, coinvolgendo poi il trasporto di petrolio.
Gli effetti sul consumo non sono stati ancora particolarmente duri, dicono gli analisti. Ma le compagnie di navigazione hanno già fatto vedere cosa significa dover modificare la rotta che passa per il Canale di Suez: circumnavigare l'Africa con un aumento dei tempi di percorrenza, dei costi del carburante e di quelli assicurativi.
IMPATTO DELLA CRISI NEL MAR ROSSO
Gli Houthi sanno bene che questa loro escalation va a minare un pilastro della globalizzazione, cioè il commercio marittimo. Ed è anche per questo che Stati Uniti ed Europa hanno deciso di intervenire per mettere in sicurezza quelle rotte, con due operazioni distinte ma fortemente connesse tra loro: Prosperity Guardian e Aspides.
Ma se lo stretto di Bab el-Mandeb è diventato un passaggio pericoloso grazie all'attività della milizia sciita dello Yemen legata all'Iran, c'è un altro "collo di bottiglia" che è da tempo sotto osservazione per un altro tipo di problema: il Canale di Panama.
La via d'acqua artificiale che unisce Atlantico e Pacifico subisce da molti mesi gli effetti di una grave siccità, che dura ormai dall'estate del 2023. Un articolo del Wall Street Journal ha messo in evidenza il pericolo che queste due crisi, quella bellica degli Houthi e quella ambientale per Panama, si uniscano destabilizzando il commercio globale, che passa in larga parte per le rotte navali. […]
Le navi che salpano dal Golfo del Messico per andare negli scali asiatici, ricorda il Wsj, hanno due possibilità: la rotta verso ovest e quella verso est. «Il viaggio in direzione ovest, attraverso il canale e poi attraverso il Pacifico, dura circa 25 giorni, rispetto ai 40 in direzione est attraverso Suez» spiega il quotidiano. E ora queste due rotte sono entrambe a rischio.
Per Panama, come ha spiegato la compagnia Gibson, «un fattore primario che contribuisce a questi bassi livelli di acqua e alle condizioni di siccità» è il fenomeno climatico noto come El Niño, «che si prevede persista fino al secondo trimestre dell'anno in corso». L'allerta è stata lanciata anche dagli organismi internazionali.
A fine gennaio, la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo aveva segnalato che a causa degli scarsi livelli di acqua del canale (che si alimenta con delle chiuse che permettono il passaggio delle navi) si era determinata «una sconcertante riduzione del 36% dei transiti totali nell'ultimo mese rispetto a un anno fa». […]
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