Daniela Polizzi per il “Corriere della Sera”
L’idea di un vertice ampliato, con un assetto ispirato al tridente calcistico per la guida del gruppo non è una novità assoluta in casa Luxottica. Un coniglio uscito dal cilindro di Leonardo Del Vecchio per risolvere in tempi brevi la successione del Ceo Andrea Guerra, che per dieci anni ha guidato in solitaria la multinazionale degli occhiali. L’idea di un potere condiviso da un team di manager è in realtà emersa molto prima. A febbraio, per l’esattezza, quando l’allora neo premier Matteo Renzi stava reclutando la nuova squadra di governo e aveva pensato proprio a Guerra per assumere l’incarico di ministro dello Sviluppo economico.
O addirittura la guida di un dicastero del Made in Italy, tagliato su misura su un manager per vent’anni alla guida di marchi come Merloni (oggi Indesit) poi Luxottica. La chiamata di Renzi fu declinata subito dal quarantanovenne top manager. Ma l’episodio non ha impedito all’imprenditore veneto di tirare qualche somma e dipingere una nuova strategia per la guida della sua azienda, una volta superato il timore di perdere Guerra. E con lui il controllo dell’azienda, per molti anni concentrato nelle mani del capoazienda.
Tanto centralizzato che — raccontano fonti vicine al gruppo — Del Vecchio si era riservato solo l’ultima parola nella catena decisionale sulle operazioni straordinarie. Una sua scelta, d’altronde, fatta dieci anni prima, quando aveva voluto separare la proprietà, quindi la famiglia, dal management. Per qualche anno aveva sorvegliato l’operato di Guerra, poi gli aveva dato fiducia assoluta condividendone scelte strategiche, acquisizioni e investimenti. Grazie anche a una prima linea esperta, con manager ben addestrati a giocare sui mercati internazionali. Nomi come Paolo Alberti, a capo del wholesale (negozi multimarca) o Colin Baden, Ceo del marchio americano Oakley. E naturalmente come Enrico Cavatorta, il direttore finanza che da settimana prossima guiderà la nuova squadra.
Ma Del Vecchio, a febbraio, si era ormai convinto a smontare l’attuale assetto e tornare in sella. Consapevole anche di non avere eredi pronti a prendere il timone in caso di uscite traumatiche del suo Ceo. Da qui la decisione di riorganizzare la cabina di regia di Agordo. L’imprenditore avrebbe proposto a Guerra di affiancargli un altro manager, magari in qualità di co-amministratore delegato. Un disegno che il manager non si è sentito di accettare. Perché davanti al mercato, europeo e soprattutto americano, avrebbe avuto il sapore di una bocciatura del suo operato. Inevitabile quindi il progressivo allontanamento tra Del Vecchio e Guerra.
IL COFONDATORE DI GOOGLE SERGEY BRIN INDOSSA I GOOGLE GLASS
Pur nella stima reciproca. «Ha un grande rispetto per Luxottica e per Leonardo Del Vecchio», racconta chi ha raccolto in questi giorni le confidenze dell’uomo che dal 2004 ha più che raddoppiato i ricavi di Agordo e ne ha triplicato il valore in Borsa. Del Vecchio presenterà agli analisti la strategia di Luxottica per i prossimi dieci anni lunedì primo settembre, dopo il consiglio che sancirà l’uscita di Guerra. Ma nessuno sul mercato si attende sorprese o sterzate nella strategia di crescita. Ci saranno ancora acquisizioni e andrà avanti il progetto lanciato a inizio anno con il fondatore di Google Larry Page per gli occhiali a «realtà aumentata». Un’avventura che proietta Luxottica nel futuro con investimenti tutto sommato limitati. In pratica, continuerà quanto impostato da Guerra.
Natali milanesi ma cresciuto a Roma, il manager qualche idea sul suo futuro forse l’ha già. Ha infinite relazioni ed è figlio di quel Pietro Guerra che nel tempo ha assistito l’Imi nella causa con la Sir di Nino Rovelli e ha lavorato per Carlo De Benedetti. Con il tempo si possono aprire prospettive al vertice di grandi aziende italiane. Ma non ha fretta. Le persone più vicine a lui in questo momento sono quelle di sempre: Nicola Zingaretti, governatore del Lazio ed ex compagno di scuola e il banker di Citigroup Leopoldo Attolico con cui ha trascorso le vacanze a Ponza nei giorni a cavallo di Ferragosto, quelli caldi in cui si tratteggiava l’addio a Luxottica.