Estratto dell’articolo di Andrea Rinaldi per il “Corriere della Sera”
La Commissione europea rompe gli indugi su «Unicommerz» e per bocca di un suo portavoce mette le cose in chiaro una volta per tutte, soprattutto con i tira e molla di Berlino. L’alto funzionario Ue che ha parlato con i giornalisti ieri è convinto che «l’eventuale fusione tra l’istituto italiano e tedesco «sia una decisione politica. Non dovrebbe essere una decisione politica e sono sicuro che sarà gestita in modo obiettivo».
Di più, rincara la dose, il progetto di aggregazione non è una questione che riguarda «i governi né l’Eurogruppo», ma «è materia per i regolatori» del settore bancario e finanziario, per la Bafin e per la Vigilanza Bce. «Non dovrebbe essere una decisione politica», ripete. […]
Le parole del portavoce di Bruxelles cadono a pochi giorni dall’assist fornito dal Fondo Monetario Internazionale, che segue quello del Commissario Ue Paolo Gentiloni, della Bce, di Bankitalia e della Bundesbank.
Nell’Eurogruppo di lunedì prossimo a Bruxelles si parlerà anche dell’Unione bancaria: l’esito della vicenda Unicredit-Commerzbank viene considerato un importante test per capire se gli interessi nazionali, o di partito, prevarranno sull’interesse Ue di avere grandi banche paneuropee, in grado di finanziare e accompagnare grandi imprese.
Unicredit ha annunciato di possedere il 21% di Commerzbank, grazie alla costruzione di un derivato che rappresenta circa l’11,5%, sommato alla partecipazione del 9% precedentemente acquisita (di cui il 4,5% tramite mercato e un altro 4,5% tramite un collocamento accelerato condotto da Berlino).
La banca guidata da Andrea Orcel ha chiesto a Francoforte l’autorizzazione a salire sotto soglia d’Opa, al 29% mentre al 12 di dicembre scadrà il lock-up per la eventuale cessione di un’ulteriore quota di Commerz in mano all’esecutivo Scholz.
E mentre si attende il responso della Bce (probabile ai canonici 60 giorni se ne aggiungano altri 30, andando a gennaio), il suo vicepresidente Luis de Guindos, in un’intervista all’Ansa, ha sottolineato ancora una volta la posizione del regolatore e richiamato quella che dovrebbe avere il governo italiano in questa vicenda: «A mio parere un approccio europeo dovrebbe prevalere su quelli nazionali. È così che dovrebbe procedere l’integrazione», ha spiegato il numero due della Bce.
GIORGIA MELONI - ER MES - MEME BY DAGOSPIA
Ma questo approccio europeista dovrebbe essere seguito anche sulla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), che l’Italia è l’unica a non aver firmato, ostacolando il rafforzamento della rete di sicurezza per i salvataggi bancari. «A mio avviso, un approccio pro-europeo all’integrazione dell’economia, del sistema bancario e dei mercati dei capitali dovrebbe prevalere per tutti gli aspetti in questione, inclusa la riforma del Mes. La ratifica della riforma del trattato istitutivo del Mes rappresenterebbe una chiara decisione pro-europea».
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Intanto il governo tedesco starebbe cercando una seconda banca d’affari da affiancare a Jp Morgan per valutare cosa fare del suo 12% di Commerzbank: un’inversione a U rispetto alla decisione di non vendere più alcuna azione annunciata a settembre.
Domenica Marion Höllinger, ceo di HypoVereinsbank, controllata tedesca di Unicredit, ha spiegato la posizione di Piazza Gae Aulenti ai lettori tedeschi della Frankfurter Allgemeine Zeitung: «Un’acquisizione ostile non è mai stata il nostro obiettivo», ha detto la banchiera, precisando che che esiste «l’opportunità di creare una banca di medie dimensioni ancora più potente per la Germania», oltre al fatto che non esistono sovrapposizioni.
QUANDO GIORGIA MELONI ERA CONTRARIA AL MES - 3