Estratto dell’articolo di Francesco Manacorda per “la Repubblica”
Scene da un patrimonio. Anzi, due patrimoni, perché l’intreccio di amorosi sensi di quella che fu la coppia più famosa d’Italia mai si trasformò in intreccio azionario. Preveggenti, gli ex Ferragnez, ora che un’intesa per una separazione consensuale ne divide i destini con celerità insolita e magari agevolata anche da una netta distinzione dei cespiti.
Meno preveggenti, se si guarda i risultati in calo delle rispettive attività dall’annus horribilis lungo ben tredici mesi cominciato nel febbraio 2023 con il caso Balocco e terminato nel marzo di quest’anno con la fine del loro rapporto: addio a sponsorizzazioni e posti in cda, addio a collaborazioni e ospitate. E addio a un bel po’ di entrate. Un problema per la coppia che aveva dato un nuovo significato al termine jeunesse dorée, circa cinquanta milioni di fatturato, quando erano ancora sulla cresta di Instagram, tra lui e lei.
Lei, soprattutto, perché proprio Chiara — in una declinazione bilancistica di quel “Pensati libera” che sfoggiò a Sanremo 2023 — spetta il ruolo di partner “forte” nella coppia che fu. In cima alla sua piramide societaria la Sisterhood, che fa capo al 100% alla stessa Ferragni e che ha sotto di sé tre società. La Ferragni Enterprises, costituita nel 2022 per la «locazione immobiliare di beni propri» e in sostanza gestisce l’attico a CityLife dove la coppia viveva ma che appartiene solo a lei.
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Poi c’è la Fenice, che controlla tutto ciò che viene (o veniva) venduto con il marchio Chiara Ferragni, dagli abiti della boutique monomarca milanese, ormai chiusa, alle matite per bambini, dalle borse ai costumi da bagno, dal mascara ai diari di scuola. Nel 2022 ha fatturato 15,5 milioni, con un utile di 3,4. Infine la Tbs Crew, che si occupa del sito e dell’e-commerce: nel 2022 ha fatturato 14,5 milioni con un utile di 5,1.
Sì, ma dove sono i dati del 2023, quando appunto la valanga reputazionale cominciava ad abbattersi su casa Ferragnez? Qui sta il problema, perché il bilancio dello scorso anno — sicuramente in calo dopo il famigerato affaire del pandoro — ancora non si vede. Per legge doveva essere depositato ad aprile, ma ancora non ve ne è traccia, né per la Sisterhood, né per le controllate.
Divisi sul tema gli altri soci della Fenice: l’imprenditore Fabio Barletta, che ha il 40%, ha deciso di non svalutare i 14,8 milioni della sua partecipazione, come a dirsi convinto che la crisi sia passeggera; all’estremo opposto l’imprenditore delle calzature Pasquale Morgese, che ha il 27,5% della società, ma soprattutto tanta preoccupazione per un business che — ha detto — «in questi mesi è crollato». Intanto, Ferragni ha messo mani ai vertici facendosi sostituire nella Fenice da un signore navigato nella finanza aziendale come Claudio Calabi, ora amministratore unico, e dando alla mamma, Marina Di Donno, pieni poteri nella Sisterhood.
E l’ex signor Ferragnez? Il suo contributo al megabudget familiare era all’epoca più limitato: circa 20 milioni dalle società del gruppo, che sono però controllate al 90% dai presentissimi genitori e solo al 10% dal rapper. Nel 2023 l’utile della holding Zedef è sceso a 2,8 milioni dai 3,9 milioni del 2022, mentre peggio è andata alla società di autonoleggio Autoscontri, in lieve perdita.
Ospitato nelle sue ultime avventure più dalle cronache giudiziarie che da quelle economiche, compresa una rissa in discoteca con conseguente pestaggio, Fedez punta anche — per ora in perdita — sulla Boem, una bibita gasata a bassa gradazione alcolica e al gusto di zenzero.
Gli azionisti sono lui, il collega Lazza e Leonardo Maria Del Vecchio, uno degli eredi del patron di Luxottica, che con un aumento di capitale da 3 milioni è diventato il maggior socio. Proprio la Boem compare in un’intercettazione in cui Fedez chiede al pregiudicato e capo ultrà del Milan, Luca Lucci di adoperarsi per distribuire la bibita allo stadio.
Anche nel caso di Fedez, poi, la casa sta in una società a parte: la sua Flv ha comprato nel 2003 la principesca Villa Matilda, sul Lago di Como. Ora pare in vendita, ma mancano potenziali acquirenti.
Separati i destini, a unire i due ex sposi resta solo il marchio “The Ferragnez”, È un marchio registrato e appunto cointestato. Ma è difficile pensare che abbia ancora valore.
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