Occhio di Lince e Paolo Madron per www.tag43.it
La partita Generali? È appena iniziata. Un po’ perché con l’approssimarsi dell’assemblea di venerdì 29 aprile era apparso ogni giorno più chiaro che l’esito sarebbe stato favorevole alla lista del cda uscente appoggiata da Mediobanca e sfavorevole a quella presentata da Franco Caltagirone – come poi è stato con un distacco notevolissimo: 14,26 punti percentuali sul capitale presente (70,6 per cento del totale), 9,8 punti sul 100 per cento del capitale – un po’ perché molte altre cose hanno ancora da succedere, ma l’appuntamento che si è tenuto oggi a Trieste si profila solo come il primo di una lunga serie di momenti che decideranno le sorti della compagnia di assicurazioni.
Un distacco che vanifica l’ipotesi della battaglia legale
Ma non come si è detto, a sproposito, nei giorni scorsi, e cioè con l’apertura di un contenzioso circa l’uso di quote prese in affitto da parte di Mediobanca (se fosse stato giuridicamente e non solo esteticamente contestabile, Caltagirone avrebbe già scatenato la fida Paola Severino).
E neppure, come invece più concretamente avevano pensato i consulenti del costruttore romano, chiamando una nuova assemblea per rimisurare i rapporti di forza alla luce del fine locazione dei voti che Mediobanca ha preso a prestito (4,4 per cento) e di quella che il gruppo De Agostini ha venduto a termine (1,4 per cento).
Operazione che avrebbe potuto essere tentata se lo scarto fosse stato minore del 5,8 per cento, che è la somma delle due quote suddette, e che non ha più senso dopo il risultato dell’assemblea di venerdì mattina. E che comunque sarebbe stata resa vana se, come è più che probabile, Mediobanca nel caso avesse fatto nuovamente ricorso all’affitto di diritti di voto Generali.
L’attivismo di Canzonieri e l’ipotesi di fusione Mediobanca-Imi
Ma allora quale potrebbe essere la trama del secondo tempo della partita nella quale quel che resta del capitalismo italiano si sta giocando le mutande? Per capirlo bisogna tener d’occhio l’attivismo di Francesco Canzonieri e della sua boutique finanziaria Nextalia, lanciata l’anno scorso dall’ex manager di Mediobanca insieme a Banca Intesa, UnipolSai, Coldiretti e Micheli Associati.
È lui che ha ricevuto proprio da uno dei suoi soci, l’incarico – informale ma concretissimo – di riportare ordine nella galassia Mediobanca-Generali una volta finita la tempesta scatenata da Caltagirone.
Un’operazione di sistema con al centro Banca Intesa
Come? Con un’operazione che un tempo si sarebbe chiamata “di sistema” che metta al centro Intesa e il suo ad Carlo Messina. Il progetto su cui si sta lavorando, e che è già in fase avanzata, è quello di unire Mediobanca con Banca Imi, facendo un polo di tutto rispetto nell’investment banking.
Così facendo il pacchetto del 12,77 per cento di Generali detenuto dalla banca di Piazzetta Cuccia finirebbe nella disponibilità di Messina come base di partenza per arrivare a una quota che assicuri con certezza la presa su Trieste. A questo punto scattano due quesiti.
Il primo: come si arrotonda quel pacchetto? Il secondo: che fine fa Alberto Nagel, che comunque è il vero vincitore del primo tempo della partita? Le due risposte vanno di pari passo e inevitabilmente s’incrociano.
Perché Messina non vuole, e alla luce dell’assemblea del 29 aprile anche se volesse non potrebbe, far fuori l’ad di Mediobanca. Il quale resterebbe a capo dell’entità riveniente dalla somma tra Mediobanca e Imi.
Le ipotesi sulle mosse di Del Vecchio e il ruolo dei Benetton
A questo punto, toccherà a Leonardo Del Vecchio, azionista con il 19,4 per cento di Mediobanca e con il 9,82 per cento di Generali, decidere il da farsi. Il patron di Essilor ha due strade davanti a sé: quella pragmatica e quella vendicativa.
Nel primo caso, si stacca definitivamente da Caltagirone – tutti hanno notato che la lista presentata dal padrone del Messaggero non comprendeva alcun nome riconducibile, anche solo alla lontana, a Del Vecchio – fa l’accordo con Messina ma accetta (sicuramente malvolentieri) che Nagel resti in sella.
Nel secondo caso fa prevalere l’astio personale verso il numero uno di Mediobanca e, se non ne ottiene la testa, apre la guerra in Piazzetta Cuccia, verosimilmente recuperando al suo fianco Caltagirone (ma stavolta sarebbe l’uomo di Belluno e non quello di Roma a condurre le danze), ben sapendo, però, che difficilmente la Bce gli concederebbe quel via libera senza condizioni che fin qui gli ha negato, tanto più se in campo ci fosse la prima banca del Paese.
Come andrà a finire? Gli autori di questo articolo scommettono sulla prima ipotesi – se non fosse stato pragmatico l’ex Martinitt non sarebbe diventato quello che è diventato – e aggiungono anche il pronostico che della partita sarà anche la famiglia Benetton. Ma avremo tempo di vederlo, quale sarà il finale di partita. Una cosa è sicura: il secondo tempo si gioca a Milano, tra piazzetta Enrico Cuccia 1 e Via Monte di Pietà 8.