Claudia Luise e Francesco Spini per "la Stampa"
francesco gaetano caltagirone foto mezzelani gmt45
Il patto di consultazione, nato a settembre per «ponderare i rispettivi autonomi interessi rispetto a una più profittevole ed efficace gestione delle Assicurazioni Generali», corre a grandi passi verso la sua soluzione.
Dopo l'uscita di Francesco Gaetano Caltagirone, secondo socio del Leone con l'8,04% (stando per lo meno alle ultime quote rese note), gli altri due grandi azionisti contrari alla conferma dell'ad Philippe Donnet per un terzo mandato - ossia Leonardo Del Vecchio (6,61%) e la Fondazione Crt (1,71%) - sarebbero sostanzialmente concordi sullo scioglimento in quanto ormai il patto sarebbe, a loro parere, «superato dai fatti», come spiega una fonte citata da Reuters.
Ieri pomeriggio, durante la riunione informale in Fondazione Crt convocata per un confronto con i consiglieri e un aggiornamento sullo stato dei fatti, a domande specifiche sulla volontà o meno di proseguire nel patto la risposta dei vertici dell'Ente torinese è stata chiara: si sono avviate consultazioni con i legali per cercare il modo migliore di intervenire.
Il momento giusto, quindi, non è ancora giunto, ma si avvicina.
In una nota ufficiale, Crt precisa che «come già ribadito nell'ultima informativa al Consiglio di Indirizzo del 21 dicembre scorso, il patto di mera consultazione venne sottoscritto proprio per assicurare, sempre e fin da subito, in piena coerenza con la normativa e disciplina regolatoria, massima correttezza negli scambi informativi con la finalità di ponderare i propri autonomi interessi con riferimento alle materie all'ordine del giorno della prossima assemblea di Generali».
Un modo per rispondere anche ai timori, paventati da alcuni consiglieri, che - dopo i quesiti rivolti a Ivass e Consob dal cda della compagnia di Trieste - possano emergere responsabilità, rischi e sanzioni connessi alla normativa che prevede l'obbligo di chiedere un'autorizzazione preventiva all'autorità delle assicurazioni per salire oltre il 10% di una compagnia, anche se ciò avviene da parte di più soggetti in accordo tra di loro.
Ed eventuali inottemperanze relative ai doveri informativi imposti dal Testo unico della finanza, sul cui rispetto vigila la Consob, sempre nel caso in cui venisse ravvisato un concerto.
Sciogliere il patto potrebbe risultare una mossa utile anche per avere maggiore possibilità di azione nell'aumento delle quote.
La decisione, infatti, non va interpretata come una rottura nei rapporti fra i tre soci ma come un'evoluzione della loro strategia che continua a convergere, per lo meno negli intenti.
Quella di ieri in Crt è stata solo una riunione interlocutoria a cui ne seguiranno altre nelle prossime settimane.
francesco gaetano caltagirone philippe donnet
Nel mentre la Fondazione tiene a precisare come l'incontro informale in teleconferenza si sia chiuso «nel segno della compattezza e della collaborazione».
L'obiettivo del'Ente resta quello di incrementare l'investimento in Generali fino ad un massimo del 2% del capitale sociale.
Fino ad ora la partecipazione è passata dall'1,23% all'1,71%. Insomma, le manovre proseguono. Come è noto, però, ora è Caltagirone a tenere in mano il pallino della lista che, in assemblea, sfiderà quella del cda (sostenuta tra gli altri da Mediobanca e De Agostini) e, se sarà presentata, quella dei fondi.
La riflessione se essa debba essere lunga (cioè con ambizioni di maggioranza) o corta (di minoranza) è in corso, ma si starebbe andando verso una lista completa da contrapporre a quella del cda che ricandiderà Donnet.
L'attesa non sarà lunghissima, visto che squadra e piano alternativi dovrebbero essere presentati entro la fine di questo mese.
Nel frattempo l'Ivass ha preso in mano la pratica e, per rispondere ai quesiti, prossimamente dovrebbero iniziare le interlocuzioni con i soggetti coinvolti.
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