Luca Mazza per il Giornale
L' allarme viene lanciato proprio quando diversi protagonisti del settore creditizio si apprestano a vivere (da qui a fine anno) una fase cruciale per il loro futuro. Perché in caso di vittoria del No al referendum del 4 dicembre, se da una parte non si prevedono catastrofi sui mercati grazie alla rete di protezione della Bce - ma al massimo un po' di turbolenza -, Standard & Poor' s mette in guardia, invece, dal rischio di un rallentamento nella risoluzione di quello che gli operatori di Borsa considerano il problema principale dell' Italia: le sofferenze bancarie.
the economist banche italiane in copertina italian job
Jean-Michel Six, capo economista per Europa e area mediterranea dell' agenzia di rating statunitense, sottolinea come la preoccupazione numero uno sia lo stato di salute delle banche. E, nello specifico, «la situazione dei Non performing loans » (Npl). Entrando ancora di più nel dettaglio di questo timore, l' economista spiega che, se il piano di riforme del governo non ottenesse il via libera dal voto dei cittadini, «probabilmente rallenterebbe» lo scioglimento del nodo 'crediti deteriorati', «perché l' attenzione si sposterebbe sulle questioni politiche più che su quelle finanziarie ».
A proposito di banche, è arrivata la giornata chiave di Mps, che ipotizza di far partire l' aumento di capitale in linea di massima tra il 7 e l' 8 dicembre, quindi dopo il referendum. Così come Unicredit presenterà il suo piano industriale il 13 dicembre. Prima però gli azionisti della banca senese sono chiamati a votare oggi il piano da 5 miliardi di ricapitalizzazione, un passo necessario ad evitare la risoluzione della banca.
Superato sul filo di lana il quorum del 20% per dichiarare valida l' assemblea, Mps si aspetta un' adesione all' offerta di conversione volontaria dei bond subordinati in azioni per un valore nominale di 1.057 milioni di euro, pari al 25% circa del valore nominale (4.289 milioni) delle obbligazioni destinatarie della proposta. Un quota decisamente bassa, se si pensa al 'pressing-ricatto' della banca. Che per chi non accetta la proposta, come unica alternativa, paventa il bail-in. Smentita, infine, l' ipotesi di un eventuale 'piano B' in caso di fallimento del progetto che si sta cercando di portare a termine.
protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia 4
Giochi già fatti, invece, per Bpm e Banco Popolare, visto che una doppia assemblea del 15 ottobre ha approvato la fusione. Tuttavia, un ampio articolo del Sole 24 Ore mette in dubbio la trasparenza dell' iter per l' ok al matrimonio e ipotizza che un' ispezione Bce avrebbe rilevato preliminarmente problemi di sottocopertura degli Npl. Ma tale ricostruzione viene smentita seccamente da entrambi gli istituti, che sono usciti allo scoperto per ribadire la «piena correttezza» e la linearità della procedura con cui si è andati avanti. In seguito ai più recenti contatti con le autorità di vigilanza, si legge nel comunicato di Bpm, «non sono emerse richieste di modifica del piano industriale, le cui assunzioni e previsioni anche in tema di ammontare di crediti in sofferenza e delle relative coperture restano quindi sostanzialmente confermate».
il palazzo della commissione europea a bruxelles
Intanto anche Bruxelles si muove sul versante banche. La Commissione europea ha proposto ieri un ampio pacchetto di nuove norme per migliorare la solidità degli istituti basato sulle esigenze definite dai regolatori globali, ma con alcuni aggiustamenti in virtù «della specificità del settore bancario dell' Ue». Provvedimenti che, per l' Abi, rischiano però di produrre un ulteriore inasprimento del capitale e degli obblighi per le banche in un momento in cui la ripresa è ancora fragile e il contesto internazionale incerto.