Estratto dell’articolo di Paolo Baroni per “La Stampa”
[…] Stando al monitoraggio effettuato da un soggetto indipendente come la fondazione Openpolis a pochi giorni dalla conclusione del terzo trimestre i ritardi nell’attuazione del Pnrr sono aumentati.
L’attuazione delle riforme in base agli ultimi dati, infatti, pur essendo a buon punto è arrivata al 74% contro l’81,48% previsto. Per quanto riguarda invece gli investimenti va molto peggio: al termine del terzo trimestre avremmo infatti dovuto sfiorare il 50% dei fondi impegnati (49,23% per la precisione), mentre ci si è fermati al 34,22, ovvero 15 punti sotto.
Che riferiti al totale dei finanziamenti a disposizione (221,5 miliardi tra Pnrr e fondo complementare) corrispondono a circa 28,7 miliardi di investimenti non fatti. A riconferma che il piano aveva certamente bisogno di una messa a punto.
il pnrr rimodulato dal governo meloni - la stampa
[…] Altro dato che segnala sempre Openpolis è la forte penalizzazione del Sud e delle città alla luce della revisione della quarta rata. L’esecutivo ha giustificato la scelta con la frammentazione delle misure, i ritardi, i limiti dei progetti in essere. Il risultato è che definanziando i programmi su resilienza, rigenerazione urbana, aree verdi ed efficienza energetica dei comuni vengono congelati ben 42.786 progetti, in larga parte già avviati, per un controvalore di 12,7 miliardi.
Le «perdite» più pesanti riguardano le grandi città con Roma che si vede sottrarre 229,5 milioni di euro, Milano 168,7, Genova 146,6 e Napoli 142,1. Nel complesso il Sud perde 5,6 miliardi contro i 4,1 del Nord ed i 2,3 del Centro.
Con la revisione del piano il governo ha messo in sicurezza il Pnrr? «Solo in parte», fa sapere la Svimez, la società per lo sviluppo del Mezzogiorno, che durante l’ultima audizione in Parlamento la scorsa settimana ha segnalato come a fronte di 83 interventi definiti dall’ultima relazione del governo sul Pnrr «a più elevato rischio di fallimento» rispetto agli obiettivi del Pnrr, dopo la revisione ne risultano ancora 78 «a rischio», per un importo complessivo di oltre 83 miliardi, di cui oltre 39 finanziano misure localizzate nel Mezzogiorno.
«I definanziamenti hanno ridotto il numero di interventi infrastrutturali critici a 37, ma permane l’urgenza di sciogliere i nodi attuativi che rallentano la realizzazione delle opere – evidenza la Svimez -. Soprattutto perché la loro dimensione finanziaria (38,5 miliardi; di cui circa 20 nel Mezzogiorno) potrebbe rendere complessa, negli scenari di finanza pubblica che presumibilmente caratterizzeranno i prossimi anni, una sostituzione della fonte di finanziamento attraverso risorse nazionali». Che poi è il nuovo problema che il governo di trova ora a dover affrontare.
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