Andrea Rinaldi e Francesco Bertolino per il “Corriere della Sera”
carlos tavares in audizione al senato foto lapresse 3
Il terremoto delle dimissioni di Carlos Tavares scuote ancora l’Italia. E adesso anche Confindustria rompe il silenzio nei confronti di Stellantis. «Vedremo quello che succederà. Abbiamo bisogno che anche la società dimostri di volere il bene del Paese, l’Italia ha fatto ciò che doveva fare nel passato, ha mantenuto gli impegni verso Stellantis», ha rimarcato ieri il numero uno di Viale dell’Astronomia, Emanuele Orsini, all’assemblea di Confindustria Genova.
«A questo punto serve che Stellantis mantenga gli impegni verso il Paese e la salvaguardia dei posti di lavoro e della filiera, che è una filiera importantissima». E che sta accusando, assieme ai costruttori, i colpi di una transizione all’elettrico sempre più brutale.
emanuele orsini - confindustria
Il ministero delle Imprese ha anticipato a martedì il tavolo dedicato alla vertenza di Trasnova, l’azienda laziale che opera nella movimentazione auto per gli stabilimenti Stellantis di Pomigliano, Melfi, Cassino e Mirafiori: sono circa 500 i lavoratori a rischio licenziamento se il gruppo non rinnoverà il contratto. […]
Nel frattempo, la buonuscita di Tavares sta assumendo i contorni di un rebus finanziario, sollevando polemiche politiche e sindacali. Le voci di una liquidazione da 100 milioni non hanno trovato conferma, così come la ricostruzione del Financial Times, secondo cui la somma sarà inferiore ai 36,5 milioni dello stipendio percepito dal manager nel 2023. L’azienda ha scelto di non rivelare la cifra, trincerandosi dietro a questioni di privacy. L’accordo economico con l’ex amministratore delegato resterà quindi riservato sino alla pubblicazione del bilancio di Stellantis nel febbraio del 2025.
La politica di retribuzione del gruppo si limita infatti a dichiarare che al ceo spetterà come liquidazione fino a un’annualità dello stipendio base che per Tavares vale 2 milioni. A ciò bisognerà aggiungere il compenso per gli 11 mesi del 2024 in cui Tavares ha gestito il gruppo, oltre che l’indennità per i patti di non concorrenza e i bonus, soprattutto azionari, legati ai risultati di breve, medio e lungo termine di Stellantis.
Ed è qui che il calcolo si complica perché, da un lato, quest’anno la casa ha visto crollare i suoi profitti; dall’altro, i numeri potrebbero migliorare nel 2025 e nel 2026 e Tavares potrebbe rivendicarne il merito, almeno in parte.
L’entità della buonuscita non è insomma frutto di un calcolo scientifico, ma di trattative, su cui probabilmente inciderà anche la maniera, serena o conflittuale, con cui Tavares e Stellantis hanno deciso di dirsi addio.
Se si guarda ai precedenti, però, si può dire che il gruppo è stato sempre generoso con i manager uscenti. Nel quadro della fusione fra Fiat-Chrysler e Peugeot, per esempio, l’ex ceo di Fca Mike Manley ha ricevuto 51,2 milioni, l’ex direttore finanziario Richard Palmer – ora tornato come consigliere speciale di John Elkann – ha incassato oltre 14 milioni.
CARLOS TAVARES JOHN ELKANN luca de carlo carlos tavares alberto luigi gusmeroli foto lapresse