Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per “La Stampa”
Il destino toccato a Société Générale potrebbe riguardare anche altre banche, comprese le italiane, rimaste in Russia. La banca francese […] nell’aprile del 2022 aveva ceduto (dovuto cedere) le attività bancarie e assicurative al Fondo Interros Capital, che fa capo all'oligarca Vladimir Potanin, considerato forse attualmente il più vicino a Vladimir Putin, praticamente vendendogli a zero Rosbank.
Ora il regime di Putin ha intenzione di accelerare l'uscita delle banche occidentali che continuano a operare in Russia. Il come lo vedremo, ma tra queste, Intesa Sanpaolo è vicina a ottenere l'approvazione necessaria a trasferire la sua attività russa a una gestione locale, russa. Lo ha detto una fonte vicina alla materia a Reuters, lo conferma un'altra fonte al collettivo russo indipendente Agentsmedia.
Siccome le autorità russe sono preoccupate che diverse banche importanti nel sistema finanziario russo siano controllate da paesi "ostili", Mosca ha fatto registrare un cambiamento nell'atteggiamento ufficiale nei confronti del proseguimento delle operazioni di grandi banche straniere nel Paese. […]
Intesa San Paolo non ha voluto commentare questa indiscrezione, ma altre fonti confermano a La Stampa che la banca comunque non ha ancora ricevuto l'approvazione definitiva dal governo di Putin.
Intesa, a differenza di Unicredit (che sta negoziano secondo Bloomberg la vendita dei suoi asset russi da alcuni mesi), non è inserita nell’elenco ufficiale delle banche sistemiche, avendo dimensioni più piccole.
Tuttavia sia Intesa, sia Unicredit, sia Raiffesen fanno parte di un elenco di 45 organizzazioni bancarie alle quali Putin – con decreto del 26 ottobre 2022 – ha vietato di effettuare transazioni con azioni senza ottenere l'approvazione del governo.
Di qui la decisione di cercare di uscire dal mercato russo, sia pure tardivamente. Ma più tardi si fa, più ci si rimette. Il Financial Times ha calcolato che UniCredit ha perduto in tutto 1,3 miliardi di euro, a causa della Russia, mentre Intesa San Paolo 1,4 miliardi di euro.
A fine giugno, Intesa aveva 700 milioni di euro di prestiti transfrontalieri a clienti russi, calati del 77% rispetto all'anno precedente. I prestiti in loco ammontavano a 100 milioni di euro (calo del 66% rispetto all'anno precedente). Nel terzo quadrimestre 2022 l’esposizione con Mosca era stata ridotta di circa il 65% (2,3 miliardi di euro), lo 0,3% dei crediti complessivi. Ma operazioni con clienti russi precedenti erano continuate. Ora l’uscita, abbastanza forzata, sembra vicina.
vladimir putin antonio fallico
Intesa aveva già dichiarato in passato di essere al lavoro "per selezionare controparti" a cui trasferire le attività russe, ma poi non ci sono stati (o non sono stati comunicati) grandi progressi in merito. A dicembre era stata evocata una possibile trattativa, non confermata né smentita, con Gazprombank.
Poi media russi avevano riferito della possibilità che restasse Antonio Fallico a guidare un management locale (Fallico non ha mai voluto commentare. È considerato uno degli italiani più vicini a Putin, e più importanti in passato per i rapporti del Cremlino con il sistema bancario italiano). […]
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