Estratto dell’articolo di Daniela Polizzi per il “Corriere della Sera”
Grandi manovre in casa Agnelli-Elkann. Dopo che a maggio John Elkann ha lasciato la presidenza della Giovanni Agnelli Bv, a giugno i soci della cassaforte olandese si sono ritrovati ad Amsterdam per metter mano allo statuto, intonso dal 2019. Le modifiche sono numerose e riguardano per esempio l’oggetto sociale e la fissazione di un limite d’età per i consiglieri di amministrazione.
Nel contesto attuale assume però particolare rilevanza la riforma dei meccanismi di liquidazione degli azionisti che intendano abbandonare la holding di famiglia. La procedura è contemplata dall’articolo 8 dello statuto che in 17 commi disciplina tutte le possibili vie d’uscita per un socio con l’obiettivo finale, in sostanza, di non allargare la compagine al di fuori della già ampia cerchia della dinastia Agnelli.
I cambiamenti riguardano in particolare i criteri di calcolo del valore delle azioni della Giovanni Agnelli Bv all’atto della vendita, nell’ordine, a discendenti dello stesso antenato, a eredi di altri rami della dinastia e infine alla cassaforte stessa. Senza addentrarsi nei tecnicismi, il prezzo dei titoli dipende dal valore delle azioni Exor, controllata dalla Bv con il 53,6% del capitale (86,3% dei voti), più la stima di quello delle altre partecipazioni non quotate. A questo totale va sottratto uno «sconto holding», fissato ogni anno dal consiglio di amministrazione della Bv per tener conto del fatto che in finanza l’insieme vale meno della somma delle sue parti.
Basti pensare che all’Euronext di Amsterdam Exor capitalizza circa 20 miliardi, il 40% meno del valore netto del suo portafoglio aziendale che al 30 giugno era di 34,2 miliardi e che include quote in Ferrari, Stellantis, Cnh e nella Juventus.
Le precisazioni approvate a giugno dall’assemblea di Amsterdam destano maggior interesse alla luce del riacquisto di azioni da un miliardo di recente annunciato da Exor. Il 75% di questo buyback, pari a 750 milioni, sarà effettuato attraverso un’offerta pubblica non aperta a investitori italiani, perché la giurisdizione nazionale non lo consente, a cui la Giovanni Agnelli BV si è impegnata ad aderire per 250 milioni, consegnando circa l’1,4% della sua partecipazione in Exor.
andrea agnelli con john elkann
Si tratta di un’operazione non frequente che ha il pregio di concludersi in tempi brevi, probabilmente già a inizio ottobre. Perché tanta fretta? La Giovanni Agnelli Bv ha motivato la decisione con la necessità di ridurre l’indebitamento che fra 2021 e 2022 è salito da 284 a 371 milioni, forse anche a causa dei 203 milioni versati al fisco italiano a seguito dell’accordo transattivo sulla Exit Tax. Secondo gli analisti di Equita, però, il buyback accelerato potrebbe «servire per liquidare alcuni soci».
andrea agnelli con john elkann
E fonti vicine alla holding confermano che la Giovanni Agnelli Bv intende farsi trovare pronta ad affrontare ogni evenienza, dal momento che fra discendenti e familiari la casata Agnelli-Elkann conta ormai oltre 200 membri con diverse esigenze e aspirazioni. Da qui in poi si entra nel campo delle ipotesi.
Fra gli addetti ai lavori si parla da tempo di un possibile disimpegno di Andrea Agnelli che, nell’annunciare le dimissioni dal board di Stellantis ed Exor, aveva detto di voler «voltare pagina» per «aprire un nuovo capitolo». Tali nuove avventure imprenditoriali potrebbero richiedere risorse e quindi incrociare il destino della partecipazione nella Bv, di cui Andrea Agnelli è consigliere.
Gli eredi di Umberto Agnelli, Andrea e Anna, detengono — stando agli ultimi documenti depositati ad Amsterdam — l’11,85% della cassaforte olandese, che in trasparenza corrisponde circa al 6,3% di Exor, una partecipazione del valore di oltre 1,2 miliardi ai corsi attuali di Borsa. Una liquidazione, anche parziale, di tale quota garantirebbe un lauto incasso. […]
umberto agnelli john elkann foto mezzelani gmt 195