1. LA SVIZZERA SI SCOPRE FRAGILE, CON MOLTI MISTERI
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
L’accordo fra Ubs e Credit Suisse diventerà operativo, salvo imprevisti, nei prossimi tre mesi. Allora la Svizzera avrà una banca i cui attivi varranno il doppio del prodotto lordo del Paese, mentre i patrimoni in gestione varranno sei volte più dell’intera economia nazionale. Resterà solo da capire, allora, chi comanderà realmente nella Confederazione: il governo o l’amministratore delegato della banca più grande?
Di certo la nuova entità esordirà con 120 mila dipendenti e a vigilare su di essa, oltre che sulle altre 240 banche svizzere, sarà un’autorità con poco più di cinquecento dipendenti: portieri e custodi inclusi. E benché la nuova entità nata dalla fusione di due fra le più grandi banche d’Europa sia destinata a dimagrire, sarà comunque troppo grande per il Paese in cui avrà la sede e gran parte del business: troppo grande per poter fallire, ma anche troppo per poter essere salvata come è successo a Credit Suisse.
MEME SUL CROLLO IN BORSA DI CREDIT SUISSE
[…] La nuova entità avrà nella Confederazione una quota di mercato pari a due terzi dell’intero settore delle banche significative. Nessuna autorità antitrust di un Paese democratico accetterebbe il formarsi di un potere economico così ampio nelle mani di una sola impresa. Non in condizioni normali. Ma […] senza un accordo entro lo scorso weekend, Credit Suisse avrebbe rischiato di prendere la strada di Silicon Valley Bank o di Lehman Brothers e le ricadute sarebbero state incalcolabili.
Nascono da qui le forzature di questi giorni da parte delle autorità svizzere, delle quali solo alcune sono sicuramente legali. Legale, benché sorprendente […], è stata la scelta di privilegiare la tutela degli azionisti sugli obbligazionisti subordinati; quella era un’opzione prevista nei contratti dei bond. Giuridicamente meno solida è invece un’altra decisione dei regolatori della Finma, presa con l’appoggio del governo e dei manager delle due banche: procedere alla fusione senza passare da un voto di approvazione nelle assemblee degli azionisti.
I rapporti di forza del resto non lasciavano alternative, perché Ubs è stata in grado di dettare le condizioni. La sforbiciata sui creditori per 16 miliardi di euro, unita a garanzie pubbliche per nove e un impegno della stessa banca acquirente per altri cinque, suggerisce che le perdite di Credit Suisse potrebbero arrivare a trenta miliardi. Eccetto che nessuno ha mai spiegato né dove si trovano esattamente, né perché. Gli stessi regolatori svizzeri non hanno fornito chiarimenti ai colleghi dell’area euro. [...]
2. BOND AZZERATI, GLI INVESTITORI MINACCIANO CAUSE DI MASSA
Estratto dell’articolo di Luca Davi per “il Sole 24 Ore”
Mossa shock delle autorità elvetiche? O passo falso degli investitori, che non hanno messo in conto un azzeramento degli Additional Tier 1 del Credit Suisse? Ci sono probabilmente entrambi gli aspetti, nella vicenda che ha interessato i 16 miliardi di bond “ibridi” della banca elvetica, totalmente azzerati nell’ambito delle “nozze riparatrici” avvenute con Ubs nel week end.
I fatti sono chiari: per salvare Credit Suisse, le autorità di Zurigo hanno previsto che tutti gli Additional Tier 1 della banca svizzera fossero azzerati. Completamente. Per questo tipo di asset, il cui mercato vale 260 miliardi di euro a livello globale, si tratta della più grande perdita mai vista […].
Ora: per i possessori di At1, tipicamente investitori istituzionali, ci sarebbe poco da reclamare, visto che tali strumenti, introdotti dopo la crisi finanziaria globale, sono i più rischiosi dopo le azioni e per questo sono ben remunerati. Si tratta di bond che fungono da “cuscinetto” se i livelli di capitale di una banca scendono al di sotto di una certa soglia: in quel caso, possono essere convertiti in azioni o cancellati.
Il paradosso della vicenda del Credit Suisse, tuttavia, è che mentre i possessori vedranno evaporare del tutto il loro investimento, gli azionisti, che tradizionalmente si collocano al di sotto degli obbligazionisti in caso di fallimento di una banca, avranno invece qualcosa in cambio: circa 3 miliardi di franchi, grazie al concambio studiato nella fusione azionaria con Ubs.
Inutile dire che la decisione delle autorità elvetiche è stata letta come un autentico sovvertimento delle regole standard, e non a caso ciò ha causato un autentico terremoto sul mercato. […]
La cosa certa è che l’accordo sovverte l’ordine gerarchico standard che prevede che in caso di crac gli azionisti siano i primi a subire la svalutazione. «Il bail-in dei CoCo AT1 è […] completamente legale, descritto nel prospetto e discusso da Credit Suisse anche in una recente presentazione», spiega Francesco Castelli, responsabile Fixed Income Banor Capital.
[…] Il nodo sta nel particolare schema della risoluzione bancaria adottato in Svizzera, il quale, a differenza di quanto previsto nell’ordinamento europeo dalla Brrd, può prevedere la cancellazione degli At1 prima delle azioni. Ciò che accade in Svizzera, insomma, non può accadere nel resto d’Europa. [...]
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