Estratto dell’articolo di Luca Davi per “Il Sole 24 Ore”
carlo messina presentazione fideuram direct advisor al grattacielo gioia22 di milano
Dopo UniCredit, anche Intesa Sanpaolo non paga la tassa sugli extraprofitti. Il Cda della principale banca italiana ha optato per l’accantonamento a patrimonio di 2,5 volte rispetto a quanto dovuto per la tassa sugli extraprofitti: a riserva sono stati destinati circa 2,01 miliardi di euro, corrispondenti a 2,5 volte l’ammontare dell’imposta, che è pari a 828 milioni (di cui 797 relativi alla capogruppo e i restanti 30 relativi a Fideuram, Intesa Sanpaolo Private Banking e Isybank).
[…] Introdotta dal Governo nelle scorse settimane, la legge offre agli istituti una doppia opzione: o pagare un’imposta straordinaria pari al 40% sull’ammontare del margine degli interessi del 2023 che ecceda per almeno il 10% il margine d’interesse del 2021, con un tetto massimo dello 0,1% del totale attivo; oppure accantonare a riserva non distribuibile l’importo maggiorato, pari a 2,5 volte l’imposta, rafforzando così il patrimonio.
Ovvio che di fronte a questo bivio, la scelta più ragionevole per le banche sia quella di accantonare quanto dovuto a capitale, anche solo per tutelarsi dal rischio di possibili azioni di responsabilità da parte degli azionisti.
Così ha fatto UniCredit martedì, annunciando un accantonamento pari a 1,1 miliardi («è la scelta più razionale», ha detto il ceo Andrea Orcel), così ha fatto ieri Intesa Sanpaolo. E altre banche seguiranno nei prossimi giorni, in coincidenza con l’approvazione delle trimestrali.
Sempre ieri, insieme all’annuncio del mancato pagamento della tassa, il gruppo guidato da Carlo Messina ha però sottolineato anche la volontà di dedicare 1,5 miliardi a favore del sociale - di fatto il doppio di quanto dovuto per il balzello - per contrastare le disuguaglianze e favorire l’inclusione finanziaria, sociale, educativa e culturale. […]
GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI carlo messina