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Andrea Montanari per Milano Finanza
Nemo propheta in patria. Vincent Bolloré, il finanziere bretone che, pezzo dopo pezzo, sta diventando uno dei dominus del sistema economico-finanziario italiano, i problemi principali ce li ha in casa. Vivendi, colosso francese che di fatto controlla Telecom (24,9%) e che è diventato un player del mercato televisivo italiano rilevando il 100% di Mediaset Premium (oltre al 3,5% del network di Cologno Monzese, a sua volta socio a 3,5% dell’azienda transalpina) si porta appresso un fardello chiamato Canal+ France.
VINCENT BOLLORE LES GUIGNOLS DE L INFO
Perché se a livello consolidato il polo tv (presente anche in Polonia, Vietnam e Nord Africa) macina ricavi (5,513 miliardi, 1,1% rispetto al 2014) e ha margini comunque rilevanti (l’ebita l’anno scorso è stato di 454 milioni), a zavorrare i profitti sono i sei canali gestiti in territorio amico. Il business domestico l’anno scorso ha registrato un ebita negativo di 264 milioni, in netto peggioramento rispetto ai -188 milioni del 2014. E per quest’anno, come hanno annunciato i vertici di Vivendi, il rosso potrebbe salire a 410 milioni.
cyrill vincent e yannick bollore
Una voragine tale che Bolloré ha velatamente paventato la possibilità di una chiusura dell’attività. L’unica alternativa è definire a breve l’alleanza sui contenti con BeIn Sports, il gruppo televisivo (acquista anche diritti sportivi) creato da Al Jazeera, la tv all news del Qatar che in Francia con 2,5 milioni di abbonati sta creando grattacapi a Canal+, scesa a 8,46 milioni di clienti complessivi (5,7 milioni sono le famiglie). La trattativa tra i due gruppi è su base quinquennale, riguarda tutte le piattaforme distributive ed è incentrata la mole di diritti tv che BeIn ha in portafoglio. Questa opzione, una volta operativa, nelle aspettative del management di Vivendi porterà a una situazione di sostenibilità industriale e finanziaria per Canal+ nell’arco di un paio di anni.
yannick bollore con la moglie chloe
Probabilmente, quindi, è questa la base su cui poggerà il progetto di integrazione e di rilancio di Premium in Italia: operazione non facile viste le difficoltà incontrate dai francesi in casa propria. Tanto più che la piattaforma digitale pay di Cologno Monzese, fondata nel 2005, continua a perdere (quasi 84 milioni l’anno scorso) e ha investito più di 1,6 miliardi per comprare i diritti della Champions League per il 2015-2018 e quelli delle partite delle otto migliori squadre di serie A per lo stesso periodo.
Vivendi ha valutato Premium tra 600 e 700 milioni come ha dichiarato l’ad Arnaud de Puyfontaine a Repubblica. Un valore inferiore ai 900 milioni attribuiti alla pay tv da Telefonica quando entrò nel capitale rilevandone l’11%. L’intesa definita da Bolloré e Pier Silvio Berlusconi è però più ampia e riguarda la costituzione di una piattaforma per la distribuzione di contenuti anti-Netflix e la creazione di una società per produzione di contenuti tv.
vincent bollore dal financial times
Ovvio che il perno di tutto è Premium, che a metà 2017 è attesa dalla sfida con Sky Italia per il rinnovo diritti della serie A. Una sfida a suon di miliardi dopo i 945 milioni a stagione garantiti dall’advisor Infront alla Lega Calcio. Ma sarà una gara tutta da ripensare, dopo le sanzioni comminate dall’Antitrust (in totale 66 milioni, di cui 51,4 milioni a Rti-Premium) per l’anomala gestione dell’asta di metà 2014. Con questi paletti, la vera sfida per Vivendi è accrescere i ricavi incrementando il bacino di abbonati senza tagliare i costi, ossia senza rinunciare ai diritti. Per farlo, sostengono gli esperti del settore e gli analisti, altro modo non c’è che allearsi con un operatore di tlc.
VINCENT BOLLORE TARAK BEN AMMAR alberto nagel bollore
Del resto in Inghilterra British Telecom per contrastare Sky ha iniziato a comprare direttamente le immagini delle partite della Premier League. Mentre in Spagna, Telefonica (della quale Vivendi è azionista) da quando ha rilevato il 100% della pay-tv Digital+ ha risistemato i conti del business da telefonica fissa. In questo senso, Bolloré avrebbe un unico modo per sviluppare Premium: definire un accordo di distribuzione in esclusiva dei suoi contenuti con Telecom Italia, partecipata dal gruppo transalpino. Solo che l’operatore di tlc dovrebbe rinunciare all’intesa già in essere e proficua con Sky. Sarà una dura partita. Che potrebbe giocarsi ben oltre il novantesimo.