Marcello Astorri per “il Giornale”
«Se il governo ha fatto bene a rilanciare il gas nazionale? Assolutamente sì, il vero delitto è che non sia stato fatto molto prima». A dirlo è Davide Tabarelli, quasi 40 anni di esperienza nel settore e presidente di Nomisma Energia, società di ricerca sull'energia e l'ambiente che ha fondato nel 2006.
Presidente Tabarelli, cosa potranno dare all'Italia le nuove misure introdotte dal governo?
«Noi abbiamo un disperato bisogno di gas, fino all'anno scorso ne importavamo circa 73 miliardi di metri cubi a fronte di una produzione nazionale di 3 miliardi. Ora ci troviamo con fatica a raddoppiare la produzione a 6 miliardi.
Purtroppo non è un granché, soprattutto se pensiamo che in Italia ci sono almeno 40 miliardi di metri cubi sicuri e potremmo arrivare come nel 1994 a una produzione annua di 21 miliardi. Il provvedimento del governo va nella giusta direzione, ma non sarà risolutivo. È il risultato di chi ha sempre osteggiato certi investimenti, come le associazioni ambientaliste che contano tanto in Europa e i partiti di sinistra».
Quali sono le tempistiche per una produzione consistente?
«Per il raddoppio ci vogliono almeno due anni. Abbiamo il progetto Argo Cassiopea in Sicilia, era stato deciso nel 2014 e deve ancora partire. Potrebbe produrre un miliardo di metri cubi di gas ed è in ritardo di otto anni. Occorre dialogare e pensare com' è che siamo così in ritardo. Per ora questo decreto è il minimo indispensabile».
E la transizione energetica?
«Bisogna aprire un dibattito e capire quello che le fonti rinnovabili possono fare e potranno fare anche per spianare la strada al nucleare, un argomento su cui occorre riaprire il discorso e la ricerca.
In Europa i verdi, che contano molto, il gas non lo vogliono. Ma bisogna rendersi conto che o investiamo anche su qualcosa non in linea con la decarbonizzazione, o non facciamo niente, usiamo solo le rinnovabili e restiamo al freddo».
Le rinnovabili non potranno quindi sostituire le fonti tradizionali per molto tempo.
«Esatto. Mi auguro di sbagliarmi, ma non lo vedo neanche come ipotesi fra trenta anni. E se anche fosse nel frattempo distruggeremmo l'economia europea».
E per quanto riguarda il nucleare di quarta generazione?
«Ci sono buoni auspici, come per il nucleare da fusione. Al momento però quello che abbiamo concretamente è il nucleare da fissione di grandi dimensioni. Si stanno costruendo alcune centrali in Francia e in Regno Unito. C'è solo questo. Lo possiamo considerare come alternativa forse tra dieci anni, ma il nuovo nucleare per adesso non c'è».
clara ovest piattaforma sul mare adriatico
Quindi occorrono investimenti su tutti i fronti...
«Sono anni che l'Europa ha smesso di fare investimenti in strutture energetiche. E ci andava bene perché la domanda di energia calava per bassa crescita ed efficienza. Ora ci troviamo che, anche se dovesse tornare la pace in Ucraina, si pone il problema del nucleare francese, sostituirlo è un grosso problema».
IL RITORNO DELLE TRIVELLE CONTRO IL CARO BOLLETTE - LA NUOVA MAPPA DEL GOVERNO PER RADDOPPIARE IL GAS ITALIANO
Già perché alcuni reattori si stanno fermando per manutenzione.
«Ed è ragione di grande preoccupazione. Se la Francia non avrà il nucleare dovrà importare energia, magari lo farà dall'Italia che però usa il gas per fare elettricità. Quindi ben venga più gas verso l'Italia per esportare elettricità verso la Francia. Gli impianti per produrre elettricità più velocemente sono quelli a gas. C'è tantissimo metano in giro per il mondo, anche in Italia, quindi francamente non vedo alternative».