Articolo di Paul Krugman* per “The New York Times”, pubblicato da “La Stampa”
JOE BIDEN SORRIDENTE AL G20 DI BALI
Perché nelle elezioni di metà mandato l'economia in cattive acque non ha portato al tanto anticipato "bagno di sangue" per i democratici? Ancora non è chiaro quale partito finirà davvero per controllare il Congresso, ma i democratici hanno eclissato la normale performance di Midterm di un partito che ha un suo presidente alla Casa Bianca. I democratici, infatti, non hanno patito niente di simile alla perdita di 64 seggi subita alla Camera nel 2010 o a quella dei repubblicani di 42 seggi nel 2018.
Che cosa è successo? Secondo le versioni correnti, tutto è dipeso dall'aborto, una tematica rivelatasi molto più determinante di quanto si prevedesse. Di sicuro, le preoccupazioni per l'aborto hanno contribuito a scongiurare una "ondata rossa". Gli exit poll, però, hanno lasciato intendere che altrettanto importanti sono state le preoccupazioni per il futuro della democrazia - che alcuni cinici osservatori hanno liquidato come inverosimili per molti elettori - e gli elettori hanno detto che questa è stata la loro considerazione principale, in egual misura rispetto a chi ha citato l'inflazione.
Può anche darsi che l'economia non abbia costituito un freno per i democratici, come ci si aspettava che fosse. Alcuni di noi da qualche tempo sostengono che la performance economica durante la presidenza Biden è migliore rispetto a buona parte di quello che i mezzi di informazione ci fanno vedere e lasciano intendere.
Il mercato del lavoro è andato a gonfie vele, con un ritorno straordinariamente rapido ai livelli occupazionali antecedenti alla pandemia, in contrasto con la lenta ripresa che si ebbe dopo la crisi finanziaria del 2008. I prezzi in forte aumento hanno eroso il potere d'acquisto, ma anche gli stipendi sono cresciuti, facendo sì che i lavoratori a bassa retribuzione avessero la meglio sull'inflazione, sia da quando è iniziata la pandemia sia da quando Biden ha assunto l'incarico di presidente.
In linea generale, gli economisti che evidenziavano notizie positive riguardo all'economia sono stati liquidati come fuori dalla realtà: i normali cittadini, ci è stato detto, non ne hanno avuto sentore. Dopotutto, il tanto citato indice di fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan è precipitato a livelli che non si vedevano dai tempi della crisi finanziaria e, prima di allora, dalla stagflazione del 1980.
Vi sono però anche altri indicatori, e raccontano una versione completamente diversa. Un altro sondaggio in corso da tempo sui consumatori, condotto dall'indipendente Conference Board, mostra che l'inflazione mette a dura prova la fiducia dei consumatori - ma solo in misura tale da abbassarla ai livelli del 2015. Se volete sapere la mia opinione, le elezioni di metà mandato appaiono più rispondenti ai risultati dell'analisi del Conference Board che a quelli dell'Università del Michigan.
Un sondaggio della Federal Reserve per il 2021 ha evidenziato che i nuclei familiari erano molto pessimisti nei confronti dell'economia nazionale, ma molto ottimisti riguardo la loro situazione finanziaria, e più o meno a metà strada per ciò che concerne l'economia locale che conoscono bene per esperienza diretta. Suppongo che i risultati del 2022 appariranno simili. Inoltre, la spesa dei consumatori è rimasta forte, il che non si concilia granché con chi ha espresso un forte pessimismo economico.
Sembra quanto meno possibile che gli americani abbiano riferito ai sondaggisti che l'economia versa in pessime condizioni perché dai media si sono sentiti dire questo, ma poi abbiano votato in base alla loro esperienza personale, molto più eterogenea. Inoltre, se è evidente che agli elettori l'inflazione non piace affatto, non è chiaro quanto ciò abbia influito sui loro voti.
È vero: gli elettori che hanno parlato di inflazione, loro massima preoccupazione, perlopiù hanno dato la loro preferenza al Partito repubblicano, più di sette su dieci, secondo l'exit poll della Cnn. A ben pensarci, però, questa statistica solleva problemi in termini di rapporto causa-effetto. Le persone preoccupate per l'inflazione sono state maggiormente propense a votare per i repubblicani, oppure chi era già deciso a votare per i repubblicani ha individuato nell'inflazione la questione più scottante e delicata? Probabilmente, entrambe le cose. Nbc News ha formulato una domanda per taluni aspetti diversa: in quale partito riponete maggiore fiducia ai fini di una gestione sapiente dell'inflazione?
I repubblicani erano favoriti, ma soltanto nella misura del 52 per cento. Questo margine, sorprendentemente ridotto, mi ha molto colpito, tenuto conto della storica tendenza degli elettori americani a incolpare il partito alla Casa Bianca ogniqualvolta accade qualcosa di brutto. Forse, quindi, gli analisti politici non hanno dato abbastanza credito agli elettori. I prezzi in aumento infastidiscono gli americani, molto, ma è possibile che parecchi di loro abbiano guardato nel vuoto della retorica del Gop, rendendosi conto che i repubblicani non hanno un piano contro l'inflazione.
Questo mi porta a formulare un'ultima domanda: quali sono state le conseguenze politiche della Bidenomics, il programma di interventi economici voluto dal presidente Joe Biden? È opinione comune che le ingenti spese sostenute all'inizio della sua presidenza siano state disastrose sul piano politico, perché hanno alimentato l'inflazione e portato a un diffuso contraccolpo nell'opinione pubblica.
L'American Rescue Plan ha contribuito a promuovere una rapida crescita nella creazione dei posti di lavoro, ma ci è stato detto che non era merito dei democratici. Tenuto conto dei risultati elettorali, tuttavia, sembra proprio che il cospicuo aumento dei posti di lavoro sia stato più che positivo per i democratici, più di quanto si lasci intendere. Pur essendo vero che le ingenti spese del 2021 probabilmente hanno concorso all'inflazione, buona parte dell'inflazione più recente - soprattutto l'aumento dei prezzi di benzina e generi alimentari, molto rilevante sul piano politico - è stata il riflesso di eventi su cui nessun presidente ha controllo (a meno che tale presidente non si chiami Vladimir Putin).
Mettiamola così: se non ci fosse stato un rescue plan e l'inflazione fosse stata al sei per cento invece che all'otto per cento, ma i prezzi di benzina e generi alimentari fossero andati alle stelle nello stesso modo, i democratici si sarebbero trovati in una posizione politica più forte? Probabilmente no. Viceversa, se ci fossero stati meno posti di lavoro creati dallo stimolo fiscale, in verità i democratici avrebbero avuto un risultato elettorale peggiore.
Insomma, io credo che se le elezioni di metà mandato da un lato hanno dimostrato che gli elettori hanno a cuore anche altro, oltre l'economia, dall'altro hanno dimostrato altresì che i pungenti giudizi negativi sulla "Bidenomics" erano quantomeno prematuri. L'economia sotto Biden non è andata poi malaccio, e di sicuro non ha affossato il suo partito.
*Traduzione di Anna Bissanti