Con riferimento all’articolo “Rete di vendetta – A che gioco gioca Bolloré su Tim”, si fa presente che per quanto riguarda Cassa Depositi e Prestiti non si è tenuta alcuna “riunione tesissima al MEF” dell’Amministratore delegato di CDP Dario Scannapieco. CDP lavora al progetto in sintonia con i propri partner e i propri azionisti. Dagospia ha ripreso integralmente un articolo di TAG43, testata che da settimane sta seguendo le cronache finanziarie sulle materie di competenza di CDP con resoconti non rispondenti al vero”.
Ufficio Stampa CDP
Giovanna Predoni per www.tag43.it
Sui ritardi della rete unica c’è stata una tesissima riunione al Mef venerdì 29 luglio, con Dario Scannapieco, ad di Cassa depositi e prestiti che dovrebbe fare da pivot al progetto, messo sotto accusa per non aver ancora intavolato una vera trattativa con i francesi di Vivendi, primi azionisti di Tim.
Il gruppo transalpino da un lato chiede posizioni chiare su cui confrontarsi, dall’altro fa lievitare la valutazione della Rete a valori sempre più alti (40 miliardi l’ultima stima contro i 21/24 degli analisti) per alzare la posta in gioco e fare pressing sugli interlocutori romani.
Per la presidenza i francesi sondano Scaroni
Dopo l’addio del precedente ad Luigi Gubitosi da Parigi premono per un ricambio anche per la poltrona del presidente, dove siede ancora Salvatore Rossi, ex direttore generale di Banca d’Italia. Il quale però fa sempre più fatica a gestire, secondo quanto riferiscono alcuni consiglieri indipendenti, le infuocate riunioni del consiglio.
Vivendi ha sondato come possibile nuovo presidente Paolo Scaroni, ex ad di Enel e di Eni ed ora presidente del Milan e nel board della banca d’affari Rothschild, che è anche il principale advisor dei francesi nella complessa partita della rete unica.
E proprio sulla rete unica domenica 31 luglio il Sole 24 Ore ha pubblicato un’indiscrezione secondo la quale sarebbe in uscita il suo responsabile Stefano Siragusa, molto stimato dagli investitori e il cui lavoro anche di recente è stato apprezzato dal cda e dallo stesso ad Pietro Labriola.
Sull’uscita di Siragusa, oltre alla non condivisione del piano strategico su cui anche il mercato non si è scaldato più di tanto, prova ne sia un titolo precipitato ai minimi storici, pare abbiano pesato anche divergenze con l’uomo forte di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine.
Ma Tim, senza smentire l’uscita di Siragusa, ha escluso contrasti tra i manager sul piano. Gli stessi francesi, anche recentemente, avrebbero avuto da ridire su una manager molto stimata negli ambienti media, Antonella Dominici, numero uno di Tim Vision, che è in uscita il 31 agosto.
Tim Vision, tra l’altro, è al centro di importanti rinegoziazioni nell’ambito del controverso passaggio alla piattorma myCanal di Canal+, che per alcuni osservatori suscita dubbi legati alla funzionalità e al costo.
I costi della piattaforma myCanal
Secondo alcuni rilievi di cui i consiglieri hanno avuto documentazione, la piattaforma nonostante sia stata pagata in anticipo da Tim nella precedente gestione Gubitosi, ben oltre 15 milioni di euro, costerà al gruppo almeno altri 7 milioni ogni anno di licenze. Ed è tuttora inutilizzabile e comunque non permetterà, se mai realizzata, di avere funzioni basilari come, ad esempio, l’ordinamento dei canali tv, l’avanzamento/pausa dei film e, addirittura nel 2022, la fruizione di contenuti in 4k.
Ma oltre alla Dominici, myCanal ha fatto tante vittime illustri in Tim. Flavio Cattaneo venne infatti licenziato per non aver voluto introdurre questa piattaforma già dichiarata inadeguata nel 2017 e che oggi comporterà degli extra costi che contribuiranno ad aggravare i conti tutt’altro che floridi dell’azienda.
Ma c’è chi scommette ormai che il problema della rete verrà affrontato seriamente dal prossimo governo, e probabilmente senza neppure Scannapieco alla testa di Cdp. In caso di affermazione del centrodestra, infatti, il manager potrebbe decidere di tornare alla Bei, la Banca europea degli investimenti, da cui è venuto per rispondere alla chiamata di Mario Draghi.
Per la fine di agosto attesa offerta non vincolante
Altri analisti, invece, sostengono che Tim potrebbe procedere in autonomia a trovare investitori per la Rete o, addirittura, al suo scorporo e successiva quotazione visto che, anche prendendo la parte bassa della forchetta del suo valore, 20 miliardi, si tratta di una cifra che è poco meno di cinque volte l’attuale capitalizzazione di borsa dell’ex monopolista dei telefoni.
Per saperlo non occorrerà attendere molto: entro agosto deve arrivare un’offerta non vincolante per l’integrazione delle reti di Tim e Open Fiber come previsto dal Memorandum of Understanding siglato lo scorso maggio dalla stessa Tim con Cdp Equity, Kkr, Macquarie e Open Fiber, mentre per la firma del closing dell’operazione la scadenza è stata fissata dal Mou entro il 31 ottobre.