Francesco Spini per “La Stampa”
GIOVANNI GORNO TEMPINI DARIO SCANNAPIECO
Volano le lettere, in casa Tim, dove la tensione legata alla trattativa per la rete unica comincia a raggiungere livelli di guardia. Nelle caselle del consiglio, dopo la missiva di Vivendi delle settimane scorse, martedì sera è planata una nuova comunicazione con cui Parigi torna a mettere nel mirino, con toni ancora più decisi, il ruolo di Giovanni Gorno Tempini nel consiglio di Telecom e il conflitto di interessi che esprimerebbe essendo il manager presidente della Cassa depositi e prestiti che controlla al 60% la Open Fiber con cui Tim - conferendo l'infrastruttura - dovrebbe dar vita alla rete unica.
Ma in questa occasione i francesi, primi azionisti con il 23,75%, alzano il tiro allargando le critiche alla governance di Tim che, così come è, non funzionerebbe visto che, a loro dire, non riesce neppure a fornire delle risposte alle domande formulate, rendendo faticosa una collaborazione fattiva.
Non deve averli convinti la replica del presidente Salvatore Rossi alla loro prima lettera di qualche settimana fa, in cui avevano sollevato il caso di Gorno Tempini e della Cdp, dopo che proprio il presidente di via Goito, in un intervento in cda, aveva criticato le modalità con cui Vivendi aveva portato all'attenzione del consiglio la sua valutazione della rete da 31 miliardi, preparata da Rothschild, advisor dei francesi, e dunque considerata troppo sbilanciata.
Nella nuova lettera di Vivendi, inoltre, ci sarebbe anche un invito al management guidato dall'ad Pietro Labriola ad andare avanti nella valorizzazione delle componenti dei servizi, a cominciare da EnterpriseCo (la società per i grandi clienti e la pubblica amministrazione), dove una prima valutazione di Cvc da 6 miliardi è stata giudicata insufficiente.
Tanta agitazione francese trova però perplessità nel collegio sindacale come tra i consiglieri indipendenti. C'è chi rimarca come la procedura parti correlate in Tim - a proposito di presunti conflitti di interessi - sia rigorosissima, con passaggi validati e condivisi. E si solleva il dubbio che un'escalation del genere possa distrarre dalle priorità strategiche e dal focus sul business.
giovanni gorno tempini foto di bacco
Il titolo in Borsa soffre, ritocca i minimi a 19,65 centesimi e chiude a quota 20,20 (-0,49%). La svolta attivista dei francesi (che non commentano sulla lettera) segna il un solco tra Parigi e Cdp-Open Fiber nella trattativa per la rete unica, visto che la richiesta francese da 31 miliardi viene giudicata da più parti esagerata.
Fonti vicine a Vivendi, però, spiegano la natura di quella valutazione di NetCo (la rete Tim): non è su base stand-alone, come se fosse acquistata così com' è, ma è proprio nella prospettiva di una fusione con Open Fiber. Al punto che, partendo da un valore di impresa di circa 26 miliardi, si aggiungono - tra le altre cose - oltre 2 miliardi pari a metà dei 4,2 miliardi di sinergie totali stimati con la rete unica.
Il metodo usato muove dalla stime del piano di Labriola per NetCo al 2030 ed è quello del «discounted dividend model». Assume un tasso obiettivo (Irr) del 7-8%, in linea con i ritorni che un investitore finanziario applicherebbe per un asset infrastrutturale dal profilo finanziario solido, con una forte generazione di cassa e senza concorrenza. In ogni caso, si fa notare, la cifra di 31 miliardi rappresenta un multiplo di 16 volte l'ebitda prevista per NetCo a fine anno, in linea con altre società infrastrutturali e molto inferiore ai multipli ben più elevati cui è stata valutata Open Fiber. Chissà se saranno argomenti convincenti per Cdp, decisa a non svenarsi per chiudere uno dei dossier più scottanti che il nuovo governo si troverà sulla scrivania.
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