Fabio Pavesi per “Verità & Affari”
Gli analisti si aspettavano risultati record, ma non certo dell’entità di quelli comunicati ieri da Gazprom. Il gigante russo dell’energia, controllato dal Cremlino ha realizzato profitti netti nei primi 6 mesi del 2022 per la bellezza di 41,75 miliardi di dollari.
Gli osservatori anche quelli più ottimisti si aspettavano utili per almeno 30 miliardi di dollari, ma ancora una volta da quando è iniziata la crisi del gas il colosso russo ha ampiamente superato ogni aspettativa. Gli utili del primo semestre sono i più alti mai realizzati nella sua storia e superano di ben 12 miliardi l’intero monte utili realizzato in tutto il 2021 che si era chiuso con profitti netti per 29 miliardi di dollari.
Verità&Affari aveva già pubblicato nei giorni scorsi le stime degli analisti che proiettavano i profitti per l’intero 2022 oltre i 50 miliardi di dollari. Ma a questo punto ogni stima andrà rivista verso l’alto, dato che già in soli sei mesi il bottino è vicino alla cifra preventivata per l’intero anno.
Certo che la stagione di un vero e proprio tripudio della redditività per il colosso del gas fosse prevedibile, era quasi una certezza, data l’impennata violentissima dei prezzi del gas che soprattutto sembra ormai avviata a una fase non episodica ma strutturale. E l’autunno e l’inverno rischiano di essere ancora più drammatici con i prezzi che secondo Gazprom potrebbero aumentare di un altro 40% rispetto ai già elevatissimi prezzi attuali.
Tanto fieno in cascina per il Cremlino dato che Gazprom intende alzare il dividendo al 50% degli utili con quindi una prospettiva di staccare un assegno per il 2022 di oltre 20 miliardi di dollari solo in cedole, di cui la metà, 10 miliardi di dollari, finiranno direttamente nelle tasche del Cremlino per la quota parte che possiede del capitale della società del gas.
E così quella che doveva essere la fine di Gazprom piegata dalle sanzioni occidentali si è trasformata in un colossale boomerang. L’Europa è in ginocchio per i continui tagli delle forniture, a partire da Nord Stream, con effetti nefasti sulle bollette e sui futuri inevitabili razionamenti. Il gigante russo, vero forziere finanziario di Putin non è mai stato così in salute, grondante di utili come mai visti.
Basti pensare che mediamente i profitti di Gazprom pre-crisi e pre-conflitto ucraino si aggiravano nell’intorno dei 10-20 miliardi di dollari negli anni migliori. Con cadute fino a soli 2 miliardi nel 2020 l’anno della pandemia. Ora in solo un anno e mezzo Gazprom ha già portato a casa tra il 2021 e il primo semestre del 2022 la bellezza di oltre 70 miliardi di profitti, destinati a sfondare quota 100 miliardi a fine del biennio 2021-2022.
E chi pensava che limitando l’export di gas verso l’Europa, la Russia avrebbe fatto crac, dovrebbe ricredersi profondamente. Un vero e proprio cortocircuito ha di fatto favorito la Russia e indebolito pesantemente l’Europa intera. Vero che i flussi in volume sono fortemente diminuiti con Gazprom che ha visto calare il suo Export verso il Vecchio Continente del 32%.
Ma il folle incremento del prezzo unitario del gas ha più che compensato i minori volumi di esportazione. Non solo ma la Russia ha spostato il suo asse di forniture di gas verso Cina e India recuperando parte dei volumi persi con l’Occidente. E ora Miller il Ceo di Gazprom può rimpinguare le casse del Cremlino con la ricca cedola che solo per il semestre appena passato vorrà dire 10 miliardi di dollari di incasso per le finanze di Putin. Se non è un vero e proprio boomerang questo.
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