Estratto dell’articolo di Eugenio Occorsio per www.repubblica.it
«Purtroppo sta verificandosi quanto […] avevamo immaginato da tempo: il “superciclo del debito”, lo stesso che aveva messo in ginocchio gli Stati Uniti nel 2008 e l’Europa nel 2010, ora si abbatte sulla Cina. Le conseguenze possono essere molto dolorose per tutti».
Kenneth Rogoff, classe 1953, docente di Public policy ad Harvard, uno dei più prestigiosi macroeconomisti del mondo, guarda con allarme ai dati in arrivo da Pechino. Un deja vu: il superciclo del debito è quello che porta a far crescere troppi crediti “facili” nei momenti buoni dell’economia.
LE DIFFICOLTA ECONOMICHE DELLA CINA
Professore, […] com’è possibile che il “superciclo” ci abbia messo tanto per approdare al capolinea cinese?
«C’è stato qualche ritardo per la pandemia e poi la guerra, eventi assolutamente straordinari che hanno falsato la “tabella di marcia”, ma non poteva essere altrimenti. Per difendersi dai contraccolpi prima della crisi americana e poi di quella europea, la Cina aveva alimentato la sua economia, facilitata dal fatto di essere un Paese dirigista con moltissime imprese pubbliche, con enormi dosi di debito. Non a caso, mentre Usa ed Europa si arrovellavano in crisi spaventose, la Cina proseguiva la sua corsa. Vi siete mai chiesti perché? Ora inevitabilmente i nodi vengono al pettine».
Il punto di caduta, come in America, coincide con una bolla immobiliare. Come mai?
«Proprio così, ma anche in Europa se ci pensate l’edilizia è un settore guida, solo che essendo un’economia più matura viene “superato” dai servizi e dal manifatturiero d’eccellenza, e così eventuali crisi risultano compensate.
In Cina, lo spazio medio per cittadino era di 7,1 metri quadrati nel 1990 e ha raggiunto i 48,7 metri quadri nel 2022, più o meno il “living space” di molte economie avanzate. […] questo è stato ottenuto al costo di un massiccio indebitamento che renderà inevitabile per almeno i prossimi due decenni una contrazione dell’attività di costruzione, e anche di tutto il connesso settore dello sviluppo infrastrutturale.
A catena, ciò porta all’emergere di vulnerabilità pesanti nell’occupazione, nella finanza, e ovviamente nell’economia pubblica, specialmente a livello di autorità locali. A tutto questo si aggiungono la frenata dell’export dovuta alla deglobalizzazione e i negativi fattori demografici».
IL CRAC EVERGRANDE - VIGNETTA BY GIANNELLI
La Cina, ormai ufficialmente in deflazione, dovrà adattarsi anche alla recessione?
«Intendiamoci, le capacità cinesi di resistere a una crisi economica sono ampiamente sperimentate. Solo che stavolta il mix di frenata della crescita ed esplosione della bolla dell’indebitamento è davvero senza precedenti.
Il settore immobiliare […] è pari al 23% del Pil, e arriva al 26% se contiamo anche l’import. Ed è stato accompagnato nella sua crescita […] da massicci interventi statali che hanno comportato l’assunzione di enormi masse di debito. Debiti privati e pubblici si sono integrati, e ora di fronte ai cambiamenti geopolitici […]tutto si è dissolto con una velocità impressionante».
[…] Però almeno l’inflazione, su entrambi i lati dell’oceano, sembra rallentare. Durerà?
«È vero, l’inflazione “headline”, cioè il tasso complessivo, è sceso. Preoccupa però il tasso “core”, cioè quello che non tiene conto dell’energia bensì di tutto il resto dell’economia che ha ormai inglobato i rialzi, originati paradossalmente proprio dall’energia che adesso è scesa, e difficilmente ridurrà i prezzi. Come ho spiegato a Milano quando venni vostro ospite in marzo […] gli investitori non devono aspettarsi che i tassi d’interesse, sia in America che in Europa, comincino troppo presto a scendere, e meno che mai che arrivino ai livelli “ultra low” raggiunti dopo le due crisi di cui parlavo, 2008 e 2020. L’inevitabile normalizzazione è in pieno svolgimento. Tutto questo avviene […] in un pianeta sconvolto da una guerra drammatica: finché non finirà, nessuno potrà dirsi tranquillo».
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