Estratto dell’articolo di Marco Palombi per “il Fatto Quotidiano”
QUESTION TIME DI ADOLFO URSO ALLA CAMERA
Se c’è un uomo che ha il futuro inscritto nella sua biografia è Adolfo Urso: fu il ministro meloniano, infatti, a dar vita alla fondazione che gli ottimisti descrivevano come la fucina del pensiero finiano (nel senso di Fini), la fondazione FareFuturo. Un uomo così guarda al futuro, è ovvio: “Il governo ha lasciato che il Cda di Tim decidesse sulla rete: c’è la scelta di procedere col fondo Kkr, mi auguro che alla fine del percorso ci sia una soluzione di sistema”, ha detto ai giovani imprenditori (il futuro, pure loro).
Insomma, il ministro Urso osserva con attenzione il futuro del Paese, solo che lo spettacoloso svolgersi degli eventi lo cattura a tal punto che guarda e basta: l’idea di intervenire ogni tanto gli viene in mente, tipo un paio di volte sull’Ilva, ma poi la meraviglia è tale che rinuncia.
Nel caso della rete Tim venduta al fondo Usa forse conta anche il fatto che, pur occupandosi oggi di “Imprese e del made in Italy”, in passato il nostro ha gestito a lungo la delega al commercio estero, a non dire che la sua impresa “Italy World Services” si occupava di internazionalizzazione delle imprese: e che c’è di più internazionale del vendere a un’impresa straniera?
[...] La società che gestirà la rete che connette l’Italia avrà testa e portafogli a New York: Kkr è un fondo dal solido azionariato a stelle e strisce, dai due fondatori Rosenberg e Kravis (peraltro attivista repubblicano e finanziatore di presidenti) a investitori come Capital Research o Vanguard.
È conforme all’interesse nazionale – di cui pure Meloni e soci parlano con una certa frequenza – far dipendere le comunicazioni di tutti gli italiani dal private equity statunitense, magari con la pezza a colori di una partecipazione minore di Cdp? E, ove la risposta sia sì, di quale nazione?