Francis Walsingham per www.startmag.it
Rischio consolidamento del debito di Cdp nei conti pubblici nazionali? Il giorno dopo le effervescenze borsistiche sul titolo Tim – per effetto delle voci sul progetto di Fratelli d’Italia per un’Opa di Cdp su Tim – gli analisti finanziari più addentro alle tecnicalità della finanza pubblica si pongono questo interrogativo.
L’idea che ha fatto lievitare ieri il titolo Tim a Piazza Affari (più 6% a 0,24 euro) è la seguente: un’Offerta pubblica di acquisto su Tim – o comunque di un acquisto coordinato da Cassa depositi e prestiti – per poi vendere quasi tutto tranne la rete, che rimarrebbe in mano pubblica.
E’ questo in sostanza il progetto (non smentito) di Fratelli d’Italia una volta che il centrodestra dovesse andare al governo, secondo la ricostruzione di Bloomberg firmata da ben tre giornalisti dell’agenzia stampa.
L’attuale piano del vertice dell’ex Telecom Italia e dei due maggiori azionisti (Vivendi e Cassa depositi e prestiti) sulla rete Tim prevede invece la vendita dell’infrastruttura, anche in questo caso con un coinvolgimento diretto di Cdp, ma insieme a Open Fiber e ai fondi, a partire dagli americani di Kkr.
“Il progetto è nelle mani di Giorgia Meloni che deciderà se, come e quando divulgarlo”, ha affermato ieri Alessio Butti, deputato e responsabile Dipartimento Tlc di Fratelli d’Italia: “Siamo totalmente contrari al piano attuale di Cdp-Tim così come concepito: serve un nuovo piano completamente diverso che mantenga l’integrità della rete”.
E la sola idea di una possibile Opa o comunque una mossa su Tim per arrivare al risultato non può che rinfrancare un titolo da tempo piuttosto fiacco, ha chiosato ieri l’Ansa.
Dunque il futuribile governo di centrodestra – in caso di vittoria alle elezioni del 25 settembre – detterà l’Opa di Cdp (controllata dal ministero dell’Economia) su Tim?
E’ questo scenario che si interrogano gli analisti più esperti di finanza ma anche di conti pubblici e istituzioni.
Beninteso, anche sul dossier Aspi (comprata da Cdp) la politica si è rivolta alla Cassa per sbrogliare un dossier controverso e far tornare allo Stato la concessionaria autostradale, ma il quel caso fu organizzata almeno nella prima fase una beauty contest.
L’Opa di Cdp su Tim è altro e incorrerebbe nelle procedure della Commissione europea.
Gli analisti più addentro alle cose bruxellesi sottolineano un passaggio della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo su “ruolo delle Banche Nazionali di Promozione (NPB) nel sostenere il Piano di Investimenti per l’Europa”:
Ecco il passaggio saliente: “If, to the contrary, financing decisions require government endorsement or the members of the relevant governing bodies (e.g. the Board) are government officials or otherwise act under the guidance of the government, the NPB becomes a captive financial institution and must be included in the government sector in national accounts. Detailed guidance on the accounting treatment of NPBs is provided by Eurostat’s European System of National and Regional”.
Ovvero: “Se le decisioni di finanziamento richiedono l’approvazione del governo o i membri degli organi di governo competenti (ad es. il Board) sono funzionari del governo o agiscono comunque sotto la guida del governo, l’NPB diventa un istituto finanziario captive e deve essere incluso nel settore pubblico nei conti nazionali”.
Come dire: se finora la Cassa non rientra nel perimetro della pubblica amministrazione, in caso di Opa della Cassa su Tim il debito di Cdp diventerebbe a tutti gli effetti debito pubblico.
L’Italia è in grado di correre questo rischio?
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