F.Gor. per “la Stampa”
Vietato chiamarla austerity, anche se di quello di tratta. Il 2023 di Wall Street si apre all'insegna dei tagli a bonus e stipendi. L'ultimo in ordine temporale a subirlo è David Solomon, amministratore delegato di Goldman Sachs. Meno 30%, da 35 milioni di dollari a 25 milioni, per il 2022. Pesa il calo degli utili, meno 48% rispetto al 2021, ma anche le entrate, meno 20 per cento. Non sarà il solo.
Da Bank of America a Wells Fargo, passando per Citi e J.P. Morgan, le sforbiciate alle remunerazioni sono la nuova normalità. E, come avverte LinkedIn, il 2023 potrebbe essere ancora più severo per i banchieri. Il rialzo dei tassi d'interesse da parte delle banche centrali, l'inflazione e le incertezze geopolitiche fanno sentire il loro peso anche nella grande finanza.
Nel caso di Solomon, l'ultimo pacchetto retributivo ha previsto un stipendio base di 2 milioni di dollari, un bonus in contanti da 6,9 milioni e un premio in azioni della banca pari a 16,1 milioni, legato alla performance aziendale. A conti fatti, si tratta di un taglio di un terzo rispetto a quanto elargito nel 2021 ante guerra in Ucraina. Simili operazioni sono previste dall'intero comparto finanziario. Difficile, secondo la società di risorse umane statunitense Adp, che si torni in fretta ai livelli del 2019.