SALUTAME A ELON MUSK! L’UOMO PIÙ IMPORTANTE DEL CAPITALISMO MONDIALE SI CHIAMA ROBIN ZENG ED È IL FONDATORE DI “CATL”, AZIENDA CHE CONTROLLA PIÙ DI UN TERZO DEL MERCATO MONDIALE DELLE BATTERIE PER LE AUTO ELETTRICHE – GLI INVESTIMENTI IN UNGHERIA E IL CLAMOROSO SUICIDIO DELL’EUROPA, CHE QUALCHE ANNO FA AVEVA UN ENORME SURPLUS VERSO LA CINA E ORA È COMPLETAMENTE DIPENDENTE DALLA TECNOLOGIA DEL DRAGONE: LA TRANSIZIONE ENERGETICA SARÀ UN BAGNO DI SANGUE

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Estratto dell’articolo di Federico Fubini per www.corriere.it

 

Lasciate perdere Elon Musk. L’uomo più importante del capitalismo mondiale si chiama Yu Qun Zeng, Robin Zeng per gli amici occidentali. Farà la differenza nelle nostre vite, ma di lui si sa poco.

 

Ha 55 anni, risiede ufficialmente a Hong Kong, ha un dottorato in fisica dall’Accademia cinese delle Scienze, ha un patrimonio stimato tra trenta e i quaranta miliardi di dollari (37esimo al mondo) ed è fondatore, presidente con deleghe esecutive e azionista di riferimento di Contemporary Amperex Technology Ltd (Catl).

 

VIKTOR ORBAN XI JINPING VIKTOR ORBAN XI JINPING

La sua azienda controlla oltre un terzo del mercato mondiale delle batterie elettriche ed è il principale fornitore di colossi del capitalismo del ‘900 come Ford o Bmw e campioni del 21esimo secolo come Tesla.

 

[…] Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), l’anno scorso la spesa nel mondo per l’acquisto di auto elettriche ha sfiorato i 500 miliardi di dollari. È stato un aumento del 50% sul 2021. [...] Mentre noi in Italia ci balocchiamo sognando i biocarburanti, negli ultimi mesi del 2022 la quota delle auto immatricolate che vanno solamente a batteria elettrica in Europa (per non parlare delle ibride) ha superato di gran lunga quelle a diesel.

 

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Queste ultime erano la tecnologia dominante fino a pochissimi anni fa, un fiore all’occhiello dell’industria europea capace di presidiare il 53% del mercato dell’auto ancora nel 2014. Oggi il diesel è distrutto dagli scandali di Volkswagen, che truccava i test sulle emissioni per nascondere l’obsolescenza del suo modello di fronte alle sfide del clima. […]

 

Siamo […] sul punto di diventare dipendenti dal misterioso, geniale Robin Zeng. Un imprenditore con dottorato in fisica di cui sul web, ricercando il suo nome cinese, compaiono solo riferimenti a brevetti. Un uomo che ha fondato giovanissimo una prima azienda di batterie al litio, l’ha venduta a una multinazionale giapponese dell’elettronica, quindi ha lanciato uno spin-off che oggi è campione mondiale della tecnologia del momento.

 

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[…] In passato l’Europa aveva un enorme surplus, vendendo ai cinesi auto per cinque o sei miliardi di euro a trimestre […] e importando quasi niente. Oggi l’Europa è ancora in attivo, ma la Cina esporta auto a batteria elettrica verso la Ue per un valore circa dieci volte superiore a quanto avvenga in direzione opposta. Sulla nuova tecnologia […] siamo nettamente in deficit commerciale. Restiamo in surplus solo nelle tecnologie in declino. […]

 

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Quanto a noi – italiani ed europei – siamo così in ritardo che non capiamo neanche cosa sta accadendo attorno a noi. Non è solo che fra i dieci principali produttori di batterie elettriche sei sono cinesi, tre sono sud-coreani e uno è giapponese. Conta ancora di più il modo in cui essi si stanno muovendo in Europa.

 

Negli ultimissimi anni quattro di questi produttori hanno annunciato oltre undici miliardi di euro in investimenti da «prato verde» (significa, fabbriche dal nulla) in un solo Paese dell’Unione europea: l’Ungheria illiberale, filo-russa, permeabile alla Cina dell’autocrate Viktor Orban.

 

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Di quel regime noi percepiamo l’autoritarismo, la complicità con il Cremlino, la cleptocrazia. Gli investitori cinesi e coreani la facilità del fare business, leggi e dunque costi del lavoro semi-schiavistici, forti sgravi fiscali e nessun rischio politico per le imprese partecipate dalle banche pubbliche di Pechino. Così Orban lavora per fare dell’Ungheria il polo delle batterie elettriche in Europa, da cui dipenderanno grandi gruppi come Volkswagen, Bmw o Daimler.

 

Inutile dire che gli investimenti sono guidati da un progetto da 7,3 miliardi della Catl di Robin Zang, sempre lui. […]

 

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[…] Un recente studio di Andrea Orame e Daniele Pianeselli della Banca d’Italia mostra come nel nostro Paese le imprese non si siano preparate alla rivoluzione elettrica depositando più brevetti o fondendosi fra loro.

 

Fiat-Chrysler fra il 2013 e il 2018 non ha prodotto nemmeno un modello a batteria, mentre persino nell’arretrata Europa ne uscivano molte decine. E la IEA mostra che l’Italia non solo ha pochi modelli elettrici in circolazione, ma presenta un numero di punti di ricarica al di sotto della media mondiale in proporzione alle auto presenti. Sono livelli da sottosviluppo, inaccettabili. Continuiamo così, e arriverà un momento in cui non potremo più definirci un Paese tra i più avanzati. […]

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