Estratto dal “Foglio”
Ha generato qualche imbarazzo tra le altre banche l’apertura del consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, agli aumenti di stipendio dei dipendenti richiesti dai sindacati (“Con 7 miliardi di utili netti non mi metto a negoziare per 400 euro”).
Se la replica a caldo dell’ad di Bper, Piero Montani, è stata in parte ironica (“Vuole che dica una cosa contraria a Carlo Messina?”) e in parte seria (“Sono convinto che il rinnovo del contratto si chiuderà presto e bene” e “l’aspetto economico non è il più importante, al benessere dei lavoratori ci pensiamo anche noi”), il numero uno di Unicredit, Andrea Orcel, è stato più freddo difendendo la sua adesione al Casl-Abi da cui, invece, Intesa è uscita quando ha deciso di condurre in autonomia la trattativa sindacale.
Anche se per Orcel non c’è dibattito sugli aumenti ma su come arrivarci, la distanza con Messina […] appare evidente. L’ad di Unicredit considera bonus, premi di produttività e welfare come un contributo a una remunerazione più elevata, Messina vede più soldi in busta paga come inevitabile oltre che equo […].
A prescindere da come finirà quest’inedita trattativa, quel che resta è un impoverimento del ruolo dell’Abi nelle relazioni sindacali e non è un caso che il segretario generale della Fabi, […] Sileoni, abbia chiesto all’associazione guidata da Antonio Patuelli di far in modo che Intesa Sanpaolo rientri.
Difficile […] immaginare un lieto fine perché tali divergenze riflettono anche la differenza di dimensione e di ricchezza tra una grande banca come Intesa e gli altri istituti di credito del paese, di taglia medio-piccola. Eccetto Unicredit, che di Intesa è un competitor (5,2 miliardi di utili nel 2022), ma si trova tra l’incudine di adottare sugli stipendi una strategia che al cospetto di quella di Messina non sfiguri e il martello di conformarsi all’approccio più prudente dell’Abi.
antonio patuelli e la moglie giulia foto di baco antonio patuelli premio guido carli 2023