Fabrizio Goria per “la Stampa”
Il rating italiano è a rischio. E il giudizio dipenderà dalle riforme strutturali contenute nel Pnrr. L'avvertimento è di Moody' s e arriva in un momento delicato. Venerdì scorso l'agenzia di rating statunitense non ha aggiornato il voto sull'Italia, ma ieri ha sottolineato che è possibile un declassamento (da Baa3 a "junk", spazzatura) qualora non venissero centrate le riforme concordate con la Commissione europea nell'ambito del Next Generation Eu. Un monito netto per il governo a trazione Fratelli d'Italia, proprio quando lo spread Btp-Bund risale a 243 punti base, il tasso cresce di 29 punti a quota 4,45% e la Banca centrale europea (Bce) ha ridotto gli acquisti sull'Italia.
Il messaggio è chiaro. Il downgrade può arrivare, dice Moody' s, se ci fosse «un significativo indebolimento delle prospettive di crescita a medio termine del Paese, forse a causa della mancata attuazione delle riforme che favoriscono la crescita, comprese quelle previste dal Pnrr». La società di rating irrompe così nel dibattito politico italiano. E lo fa dopo che già un'altra agenzia, S&P Global, aveva messo in guardia il governo Meloni sulle sfide da affrontare, specie in una congiuntura così ostile come quella odierna.
«La coalizione di destra che ha vinto le recenti elezioni dovrebbe tentare di rinegoziare alcuni aspetti del Pnrr», sottolinea Moody' s nella sua Credit opinion aggiornata dopo la tornata elettorale. La richiesta di revisione del Recovery fund, fanno notare gli analisti, "probabilmente, ritarderà la sua attuazione, esercitando una pressione al ribasso sulla spesa per investimenti in un momento in cui l'inflazione elevata e i rischi per l'approvvigionamento energetico stanno già pesando sull'attività economica».
MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN
A incidere sul giudizio italiano ci sono, oltre al debito elevato, le conseguenze dell'invasione russa in Ucraina sul Pil. «Mentre la crescita e gli sviluppi fiscali hanno prodotto sorprese positive nel 2021 e all'inizio del 2022, le condizioni di finanziamento più restrittive, l'inflazione elevata, i rischi per le forniture di energia dalla Russia e un contesto politico più complesso stanno pesando sulle prospettive di crescita dell'Italia e sulla dinamica del debito», rimarca Moody' s.
Che poi argomenta perché non bisogna stupirsi di fronte a questo scenario. «La nostra visione del credito dell'Italia - prosegue l'agenzia di rating - bilancia le grandi dimensioni della sua economia, l'elevata ricchezza delle famiglie, un basso indebitamento del settore privato e diversificazione economica, a fronte di un debole potenziale di crescita e livelli elevati di debito pubblico».
Il quadro, tuttavia, potrebbe anche migliorare. Ma solo a patto che le istituzioni italiane, le prospettive di espansione economica e la traiettoria dell'indebitamento si dimostrassero «resistenti ai rischi derivanti dall'incertezza politica, dalla sicurezza energetica e dall'aumento dei costi di finanziamento». C'è poi un altro elemento, che coinvolge la Bce. Il rating italiano, conclude Moody' s, «riflette anche la nostra ipotesi che i Paesi centrali dell'area euro saranno inclini a sostenere l'Italia in caso di necessità, un'opinione confermata dal recente annuncio dello scudo anti spread da parte della Bce».
Ma intanto, nel periodo compreso dal 22 agosto al 22 settembre, gli acquisti netti di titoli di Stato italiani da parte di Francoforte sono risultati negativi per 1,23 miliardi di euro, dopo il picco da quasi 10 miliardi segnato in luglio. «È solo un ricalibramento fisiologico», spiegano fonti interne, reiterando che - in caso di necessità - la Bce sarà presente.