Francesco Spini per “La Stampa”
Per creare una rete nazionale in fibra ottica, a maggioranza pubblica, separata dai servizi («wholesale only») avanza l'ipotesi della scissione proporzionale di Tim. Giovedì entrerà nel vivo il tavolo tecnico: al Ministero delle Imprese incontreranno il governo (al dossier oltre al titolare del Mimit, Adolfo Urso, lavorano il sottosegretario Alessio Butti e il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti) i due grandi soci di Tim, tanto la francese Vivendi (23,75%), rappresentata dall'ad Arnaud de Puyfontaine, quanto la Cdp (9,8%), guidata da Dario Scannapieco anche se al tavolo potrebbe andare il direttore investimenti Francesco Mele.
Lo schema su cui i protagonisti della vicenda si stanno confrontando con maggior convinzione, a quanto risulta, è lo spin-off della rete di Telecom Italia. Il che vuol dire, in sostanza, dividere il titolo in due: da una parte i servizi, dall'altra la rete. Lo scoglio può essere l'ok degli obbligazionisti, ma non servono perizie visto che gli attuali azionisti di Tim sarebbero soci in egual misura delle due entità.
Poi Cdp potrà salire nella rete ad esempio comprando o scambiando i titoli coi francesi.
Nei servizi potranno entrare, rilevando quote, soggetti come Iliad o le Poste. In un secondo tempo Cdp potrebbe consolidarsi nella rete apportando Open Fiber di cui è azionista al 60%, non senza cedere per motivi Antitrust le parti di infrastruttura in sovrapposizione.
Della partita sono anche i fondi Macquarie (40% di Open Fiber) e Kkr, socio di FiberCop (rete secondaria di Tim) col 37,5%.
L'interesse dei fondi sostiene il titolo, ieri a +3%, lo schema di scissione alimenta invece indiscrezioni che vedono, in prospettiva, un possibile cambio nella governance di Tim. Giovedì un cda sancirà l'ingresso in consiglio, al posto del dimissionario Frank Cadoret, di Massimo Sarmi.
Un manager gradito ai francesi ma anche a diverse frange di governo: nel 2002 arrivò a capo di Poste, si dice, col placet di Gianfranco Fini, allora leader di An, oggi ha ottimi rapporti con Urso (FdI) così come con Giorgetti (Lega). Crescono le voci secondo cui Sarmi potrebbe diventare addirittura ad al posto di Pietro Labriola, affiancato da un dg per la gestione. L'idea dietro all'ipotesi è di affidare a Sarmi l'esecuzione dell'operazione e chiudere così il dossier più intricato.
FIBERCOP PIETRO LABRIOLA massimo sarmi Massimo Sarmi PIETRO LABRIOLA