Estratto dell’articolo di Angelo Allegri per “il Giornale”
A far scoppiare la bufera sul Credit Suisse e sulle altre banche europee è stato un tranquillo signore dal sorriso ironico e dall’inglese impeccabile. In un’intervista a Bloomberg Tv, un paio di giorni fa, Ammar Abdul Wahed Al Khudairy si è limitato a dire che la banca di cui è presidente, la Saudi National Bank, non avrebbe messo altri soldi nell’istituto elvetico in difficoltà: «Abbiamo quasi il 10% del capitale, se si supera questa quota bisogna affrontare una serie di complicazioni regolatorie. Quindi non lo faremo».
[…] Nell’autunno scorso, quando l’istituto di credito saudita aveva deciso di dare una mano ai banchieri svizzeri investendo nel gruppo zurighese più di un miliardo di dollari, la stampa internazionale aveva scritto che uno dei simboli della Confederazione era stato salvato dagli sceicchi. Ma gli sceicchi, come gli investitori di tutto il mondo, si comportano secondo la propria convenienza.
Tanto più se sanno di avere il coltello dalla parte del manico. E mai come in questo momento gli investitori del Medio Oriente viaggiano sulla cresta dell’onda, visto che sono in grado di mettere in campo colossali quantità di denaro.
La Saudi National Bank, prima azionista del Credit Suisse, è nonostante il nome una banca di diritto privato, anche se è controllata dal Public Investment Fund (fondo statale saudita) e personalmente dal Principe ereditario Mohammed Bin Salman.
Nonostante si tratti del più grande istituto di credito del Medio Oriente, le sue dimensioni impallidiscono di fronte a quelle del già citato Public Investment Fund, che ha un patrimonio di oltre 600 miliardi di dollari. […] Complessivamente una potenza di fuoco finanziaria impressionante, che con l’invasione dell’Ucraina è cresciuta giorno dopo giorno, con prospettive ancora migliori per il futuro.
L’aumento dei prezzi energetici successivo allo scoppio del conflitto è stato una manna per i produttori di petrolio e di gas naturale; l’esclusione dal mercato internazionale, via sanzioni, di un concorrente importante come la Russia, una garanzia di utili copiosi nei prossimi anni.
La nuova ricchezza araba ha un simbolo: Aramco, la più grande compagnia petrolifera del mondo, al 98% di proprietà del governo saudita. Pochi giorni fa ha annunciato i suoi utili per il 2022: 161 miliardi di dollari. Un record assoluto […]
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