Alessandro Barbera e Ilario Lombardo per “la Stampa”
Eurobond, coronabond, recovery bond: comunque li si chiami, la strada imboccata da Giuseppe Conte per ottenere uno strumento di vera condivisione del debito in Europa è sempre più in salita. Ciò non significa che la campagna mediatica di questi giorni del premier nel Continente sia spacciata. A Palazzo Chigi e al Tesoro restano ottimisti, convinti di poter ottenere un pacchetto in linea con lo "European recovery and reinvestiment plan", il progetto italiano post-Covid su sanità, imprese, lavoro, digitalizzazione.
Una delle soluzioni di compromesso che si stanno discutendo a Bruxelles è di finanziare spese ad hoc con emissioni della Banca europea degli investimenti. Il sostegno esplicito del ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, che chiede di agire «fuori del bilancio europeo», aiuta.
bruno le maire emmanuel macron
Per la Germania di Angela Merkel - la cui Costituzione vieta di condividere debiti - di più non si può fare. Viceversa per l' Italia, che alla fine di quest' anno si troverà con un debito oltre il 150 per cento della ricchezza prodotta e un pil in picchiata di sei punti (stima di Confindustria), si dovrebbe e potrebbe fare di più. Nell' attesa - ormai fuori da ogni vecchio vincolo europeo - il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri annuncia che l' Italia emetterà garanzie per le imprese fino a «cinquecento miliardi di euro».
giuseppe conte roberto gualtieri
Domani un Consiglio dei ministri dovrebbe anticipare in un decreto questa misura di garanzia per le imprese. Più o meno quanto promesso da Berlino, salvo per il fatto che il debito italiano è più del doppio di quello tedesco. Un dettaglio che al momento opportuno i mercati non mancheranno di sottolineare.
ROCCO CASALINO CONTE MERKEL MACRON
Già, perché in assenza di un accordo forte, in autunno - quando l' emergenza sarà finita e lo scudo della Bce si indebolirà - l' Italia potrebbe trovarsi di nuovo sotto la pressione degli investitori, con gli spread in rialzo e costretta a chiedere l' assistenza dell' odiatissimo fondo salva-Stati. Finora la proposta di tedeschi e olandesi di accedervi a condizioni meno punitive di quelle imposte in passato a Grecia, Irlanda o Portogallo, ha suscitato reazioni sdegnate. Finché i rendimenti dei titoli di Stato restano sotto il due per cento, si tratterebbe di risparmiare poche centinaia di milioni a fronte del prezzo politico che il governo pagherebbe di fronte all' opinione pubblica assuefatta alla propaganda di grillini e leghisti contro il Fondo.
Ma poiché occorre prepararsi con prudenza a ogni scenario, ieri nelle parole di Conte si è aperta una breccia: «L' Italia è pronta a prendere in considerazione il ricorso al Fondo se in prospettiva verrà elaborato in maniera diversa, e snaturato, con i soldi accessibili a tutti i Paesi senza condizionalità preventive o successive». Senza austerità e la Troika dietro la porta, per dirla chiara.
meccanismo europeo di stabilita' 3
E così il meglio noto Mes - Meccanismo europeo di stabilità - da «strumento assolutamente inadeguato per far fronte a questa crisi» diventa «uno strumento tra gli altri della strategia europea». Un cedimento? Conte ha sempre saputo che sarebbe stato impossibile azzerare quello strumento, e finora lo ha usato come una clava. Ora gli toccherà spiegare l' apertura al Movimento, per placare le prevedibili reazioni della fronda sovranista vicina alle posizioni di Matteo Salvini.
«Una strada potrebbe essere una linea di credito del Mes. I vincoli potrebbero non essere così severi», conferma il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Un' ipotesi è quella di evitare la firma di alcun memorandum, come la lettera che il governo Berlusconi fu costretto a digerire nel 2011.
jens weidmann christine lagarde
Di tutto questo stanno già discutendo gli esperti che preparano la riunione del sette aprile dei ministri finanziari dell' area euro. Allora si discuteranno tutte le opzioni: la già citata emissione di titoli ad hoc da parte della Bei, ma anche l' introduzione di un fondo comune anti-disoccupazione proposto dal commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni che la presidente Ursula Von der Leyen ha promesso a Conte in una telefonata. Piccoli pezzi del mosaico che nelle parole della Merkel sarà «lo strumento di solidarietà adeguato a questa crisi», «sulla base del contratto europeo».