Estratto dell’articolo di Fabrizio Goria per “la Stampa”
Sono sempre di più le nubi che si addensano sull'economia italiana. Dopo i moniti di Commissione Ue, Banca d'Italia e Fondo monetario internazionale ora è Confindustria a rimarcare come l'attività domestica stia crescendo a ritmi più moderati nel secondo trimestre.
A trainare sono i servizi, mentre l'industria fatica. A preoccupare è l'inflazione, più persistente del previsto, e le possibili conseguenze delle strette monetarie della Banca centrale europea (Bce). In aumento, secondo le stime preliminari di Eurostat visionate da La Stampa, sono i fallimenti. Il trend iniziato nel finale del 2022 e proseguito nel primo trimestre 2023, bancarotte a +2,6% su base annua, continuerà ancora. E potrebbe deprimere l'espansione del Pil italiano.
Non è una bocciatura, ma una presa di coscienza. Il centro studi di Confindustria, nel suo rapporto periodico, evidenzia quanto sia chiaroscurale la situazione. I servizi stanno trainando il Pil italiano, mentre è meno solida la condizione di manifattura e costruzioni. Allo stesso tempo, i tassi d'interesse continuano a salire e i prestiti a calare. […]
La congiuntura non è positiva. Specie se si valutano altri aspetti. Come i fallimenti in arrivo. Secondo Eurostat, dopo l'incremento del 26,8% negli ultimi tre mesi del 2022 rispetto al trimestre precedente, anche nella prima parte dell'anno in corso c'è stato un aumento. E un ulteriore girandola è continuata nel periodo corrente.
Il picco, teme la banca tedesca Deutsche Bank, non sembra vedersi ancora. Ma è chiaro che i rialzi dei tassi da parte della Bce, che proseguiranno per buona parte dell'estate, complicano la vita a imprese e famiglie. Le seconde spendono meno, le prime vanno in crisi di liquidità e devono portare i libri in tribunale. Per ora, evidenzia Eurostat, il fenomeno in Italia è ancora non marcato, per merito della grande liquidità delle società, ma il vento potrebbe cambiare in fretta.
[…] Il rischio di un rallentamento è sempre più concreto. L'erosione dei margini nella manifattura, dice Confindustria, «può frenare la crescita degli investimenti in Italia, perché riduce la capacità di autofinanziamento delle imprese». A ciò si aggiunge che «le disponibilità liquide sono in calo (-43 miliardi i depositi a marzo da luglio 2022) e il credito bancario si riduce».
Infine, una frase che sa di sentenza: «Non vi sono nei bilanci delle imprese italiane risorse facilmente utilizzabili per finanziare nuovi investimenti». È in quest'ottica che la Ue, così come Banca d'Italia e il Fmi continuano a ripetere che è cruciale la piena adozione del Pnrr. Senza un avanzamento dei progetti del Recovery, lo stop del Paese sarà quasi inevitabile.