Rosario Dimito per “il Messaggero”
Vivendi va nuovamente all' attacco di Elliott su Tim denunciando l' interesse del fondo Usa a ridurre il prezzo delle azioni: nel mirino le conseguenze del profit warning sui risultati preliminari 2018 e il budget 2019. Oggi pomeriggio, intanto, è convocato un comitato strategico che esaminerà lo stato di avanzamento del piano industriale riguardo alle varie ipotesi tra le quali anche le previsioni relative all' esercizio 2019.
Il quotidiano francese Les Echos ieri ha fatto riferimento a una lettera, in arrivo oggi alla Consob, nella quale si adombra l' accusa di manipolazione del mercato. Una bordata violenta che configura la fattispecie penale dell' aggiotaggio, e proprio per questo Elliott potrebbe ricorrere alle vie legali.
Nel pieno di «un' ondata anti-francese in Italia, Vivendi vuole convincere gli azionisti, durante l' assemblea generale del 29 marzo, di riprendersi la guida» di Tim, scrive il giornale citando tra l' altro un portavoce del gruppo francese secondo cui «le promesse di Elliott sono delle fake news». Dal 4 maggio 2018 il titolo Tim ha perso il 46,41%, dal 16 novembre il 12,92% e dal 17 gennaio il 12,96% per una capitalizzazione attuale di 9,2 miliardi, di poco sopra l' Ebitda del 2018 (8,1 miliardi).
Nell' esposto alla Commissione italiana, il gruppo francese muove accuse precise all' operato di Elliott chiedendo un immediato intervento. Sotto osservazione anche le tecnicalità usate dal fondo Usa per acquistare azioni Tim coperte mediante derivati che potrebbero assicurare vantaggi economici.
Un appiglio della nuova offensiva francese sarebbe la revisione al ribasso lanciato dal cda del 17 gennaio: l' Ebitda del 2018 dovrebbe attestarsi in calo a 8,1 miliardi e le previsioni negative sulla redditività del primo semestre 2019. Pare che il budget di quest' anno sia ancora più rigido di quello fatto da Amos Genish per il 2018. La nuova missiva fa seguito a quella inviata mercoledì scorso.
NEL MIRINO IL MARGINE LORDO
Va detto che la scure adoperata da Luigi Gubitosi suscita più di una riserva. Sembra che anche tra i consiglieri Elliott un budget troppo punitivo non trovi sostenitori. Nei giorni scorsi ci sarebbe stata una riunione di 5-6 consiglieri vicini al fondo Usa per dibattere sui vari temi sul tappeto, dalla rete all' aggiornamento del piano. E oggi il comitato strategico formato da Fulvio Conti, Gubitosi, Massimo Ferrari, Rocco Sabelli (tutti della squadra Elliott) e Arnaud de Puyfontaine (Vivendi) potrebbe essere il tavolo propizio per confrontarsi su numeri e previsioni: ci sarebbe la volontà di chiedere stime più sfidanti.
Intanto sulla rete l' altro potenziale partner, Open Fiber (50% Cdp, 50% Enel) cerca di stanare Tim. «Penso che Tim abbia bisogno di capire quale direzione individuare e percorrere. Ci vuole chiarezza», ha detto l' ad di Open Fiber, Elisabetta Ripa, a margine di un' audizione. «Per noi è diverso. Il nostro piano è noto e i nostri azionisti sono allineati, non è così per Telecom» dove «non sono molto allineati, diamogli il tempo», ha aggiunto.
«Penso sia importante avere ben chiaro l' obiettivo di non duplicare. Se è vero tutto ciò, in questo momento l' unico operatore che sta realizzando rete in fibra sul territorio in maniera significativa è Open Fiber».
Il progetto di una rete unica «presuppone che ci sia un accordo tra la grande maggioranza degli azionisti di Tim e di Open Fiber», ha rincarato il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, proseguendo che la questione «non riguarda ora direttamente noi (riferendosi al suo ruolo di presidente e all' ad Ripa), finché gli azionisti di tutte e due le parti non riterranno - a grandissima maggioranza - che sia per loro vantaggioso e conveniente arrivare a ipotesi del genere, si stanno facendo solamente delle ipotesi».