SEMPRE IN CULO AI LAVORATORI - L’INFLAZIONE NELL’EUROZONA RAGGIUNGE AD APRILE IL PICCO DEL 7,5% E SI DIVORA I SALARI - GLI AUMENTI MAGGIORI SONO IN GERMANIA, AUSTRIA E FRANCIA (MA ANCHE IN PORTOGALLO DOVE GLI STIPENDI SONO PIU’ BASSI) - E DA NOI? LO SPIEGA BENE BANKITALIA: “L’ITALIA, CHE È UNO DEI POCHI PAESI UE A NON AVERE UN SALARIO MINIMO, E AD AVER REGISTRATO UNA DIMINUZIONE DELLE RETRIBUZIONI DAL 1990 A OGGI, È ANCHE IL PAESE DOVE LE IMPRESE SI SONO OPPOSTE CON FERMEZZA ALL'IPOTESI DI REVISIONE AL RIALZO DEI SALARI”

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Estratto dell'articolo di Rosaria Amato per “la Repubblica”

 

stipendi stipendi

[...] Sotto la pressione dell'inflazione, che nell'eurozona ad aprile ha raggiunto il picco del 7,5%, gli aumenti già concordati faranno crescere in media i salari delle maggiori economie europee del 3% quest' anno, ha annunciato qualche giorno fa il capo economista della Bce Philip Lane, un livello che non si raggiungeva da dieci anni. «In tutta Europa c'è un problema di esplosione della spirale inflattiva - conferma Luca Visentini, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces) - . In particolare nei Paesi dell'Est c'è ormai un'inflazione a due cifre.

 

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Gli aumenti salariali maggiori sono in Germania, Austria e Francia, ma sono in corso grandi campagne anche in Belgio, Spagna e Portogallo. In tutti i Paesi dove c'è un salario minimo legale si sta agendo su due fronti, proteggendo le categorie più povere con aumenti decisi per legge e nello stesso tempo facendo crescere la scala salariale al momento del rinnovo dei contratti». [...] Mentre ci sono Paesi, come il Lussemburgo o Cipro, dove non è necessario farlo, perché i salari sono agganciati all'inflazione.

 

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A dispetto di questa corsa agli adeguamenti salariali che percorre tutta l'Europa, in Italia «i recenti rialzi dei prezzi non si sono riflessi sulle retribuzioni contrattuali, la cui dinamica resta contenuta», osserva Bankitalia nell'ultimo Bollettino.

 

 L'Italia, che è uno dei pochi Paesi Ue a non avere un salario minimo, e ad aver registrato una diminuzione delle retribuzioni dal 1990 a oggi, è anche il Paese dove le imprese si sono opposte con fermezza all'ipotesi di revisione al rialzo dei salari. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha definito «un ricatto» l'idea del ministro del Lavoro Andrea Orlando di subordinare i sostegni alle imprese agli adeguamenti salariali.

 

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[...] Una questione che riguarda soprattutto i lavoratori dei servizi, spiega Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl: «I lavoratori di manifattura e industria sono coperti per oltre il 90%, e l'aumento del 6,2% che noi abbiamo ottenuto l'anno scorso per i metalmeccanici, superiore all'inflazione, non è troppo lontano da quello chiesto da IG Metall in Germania. Semmai è l'una tantum dei chimici che rappresenta un caso veramente positivo: in Italia in questa direzione c'è solo l'esempio della Brembo. Urge però soprattutto rinnovare tutti i contratti del terziario, fermi da tempo.

 

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E poi pensare a interventi periodici di manutenzione: in situazioni come quella attuale non si possono aspettare due o tre anni per il rinnovo. E soprattutto, non si può pensare di continuare ad ancorare i rinnovi all'Ipca: l'Istat lo aggiornerà il 31 maggio, e il rischio è che il nuovo indice (che non considera la dinamica dei prezzi dei beni energetici importati, ndr ) risulti fortemente inadeguato».

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