1 – GAS: S&P, BOLLETTA EUROPA AUMENTERÀ DI OLTRE UN TRILIONE
(ANSA) - S&P stima che "la bolletta energetica dell'Europa supererà i suoi livelli pre-pandemia di ben oltre mille miliardi di euro" per effetto della stretta alle esportazioni di gas russo. "Gli alti prezzi aggraveranno la questione su chi debba sopportare questo massiccio fardello finanziario", si legge in un report dell'agenzia di rating dedicato alle utilities europee.
La chiusura "a tempo indeterminato" del Nord Stream, che S&P considera "permanente" nel suo scenario di base, aggiunge infatti pressione sulle aziende energetiche in relazione ai prezzi, alle forniture di gas ed energia elettrica e alla loro liquidità.
2 – GAS: APRE IN RIALZO AD AMSTERDAM A 246 EURO (+2,7%) –
(ANSA) – Apertura in rialzo sul mercato di Amsterdam per il Gas. I future Ttf, benchmark del prezzo del metano in Europa, avanzano del 2,7% a 246,4 euro al megawattora nel corso delle prime contrattazioni, dopo aver segnato un massimo di 247 euro, mentre il Nord Stream continua a restare chiuso.
3 – IN SEI MESI L’UE HA VERSATO 85 MILIARDI ALLA RUSSIA
Riccardo Sorrentino per “Il Sole 24 Ore”
Graduali e cumulative. Come sempre. A luglio e ad agosto le sanzioni europee hanno inciso, e non poco, sull’economia russa. Prima ha fatto da cuscinetto il rialzo delle quotazioni: malgrado la flessione degli acquisti di combustibili fossili - secondo l’ultimo rapporto del Crea, il Centre for Research of Energy and Clean Air finlandese, che sostiene non solo la riduzione globale di queste fonti di energia, ma anche il blocco totale dell’import dalla Russia - il flusso di risorse dalla Ue a Mosca nei primi sei mesi di invasione dell’Ucraina è stato di 85 miliardi di euro (contro i 113 miliardi dell’intero 2019 in base ai dati Comtrade). Il primo importatore è stata la Germania, 19 miliardi, seguita da Olanda (11,1), Italia (8,6 miliardi), Polonia (6,7 miliardi) e Francia (5,5 miliardi).
A luglio e ad agosto le importazioni della Ue sono però calate del 35% rispetto ai livelli di gennaio-febbraio, e questo trend è destinato ad accentuarsi.
PUTIN E IL GAS - BY EMILIANO CARLI
In totale, la Russia ha ricavato 158 miliardi di euro dalle sue esportazioni di combustibili fossili. Hanno inciso molto i maggiori acquisti di petrolio da parte di India, Cina, Emirati, Egitto e Turchia, e di carbone da parte della Cina. Pechino si conferma quindi un grande sostegno per Mosca: ieri ha annunciato che pagherà in rubli e yuan il gas russo (anche se ha scarse possibilità di acquistare il gas negato all’Europa: mancano i gasdotti). Il bilancio statale russo ha così beneficiato di 43 miliardi di euro, a fronte di spese belliche valutate in 100 miliardi. A luglio però il ministero delle Finanze di Mosca ha ammesso di aver registrato entrate inferiori al previsto di 1,2 miliardi di euro. Le entrate fiscali, escludendo il petrolio, sono in calo del 15% circa: un segnale delle difficoltà dell’economia.
I dati di luglio e agosto, in particolare, mostrano che l’export totale di gas russo è calato del 56%, di carbone del 29%, di Lng del 15% e di prodotti raffinati del 34%. Solo l’export di greggio è aumentato, del 19%: la Russia starebbe vendendo a sconto del 20% rispetto ai prezzi di mercato.
«Solo una piccola parte dell’impatto in arrivo delle sanzioni è stato realizzato» finora, spiega il rapporto. Le importazioni Ue di greggio sono calate a luglio e agosto del 17%, ma a regime la flessione dovrebbe raggiungere il 90%. Malgrado il rialzo delle quotazioni, la Russia registra allora 170 milioni di euro al giorno di mancati ricavi, a fronte di una riduzione del 18% dell’export totale rispetto a febbraio. Ue, Usa, Giappone e Gran Bretagna fanno mancare alla Russia 250 milioni al giorno.
Sono state molto efficaci le sanzioni sul carbone: l’export è ai minimi. La Russia non ha trovato acquirenti alternativi, e ha pesato il divieto della Svizzera di trattare i relativi contratti sul carbone russo: passavano per Zurigo almeno due terzi degli scambi. Molte miniere, nell’Oblast di Kemerovo, hanno chiuso. Per il petrolio occorrono invece sanzioni più incisive, spiega il rapporto: la Russia ha trovato un canale alternativo nelle navi. L’impatto sarebbe maggiore se la Ue vietasse alle sue navi il trasporto del petrolio russo destinato a Paesi terzi, e l’uso dei suoi porti, e se Gran Bretagna e Norvegia vietassero di assicurare i viaggi.
Le sanzioni stanno colpendo anche altri settori. A giugno la produzione siderurgica è calata del 25% su base annua, soprattutto a causa – secondo vice primo ministro Denis Manturov – della ridotta domanda interna, in particolare dal settore delle costruzioni. Analogamente le vendite di automobili sono scese del 75%. L’inflazione al 15% ha ridotto i salari reali che sono calati a loro volta del 6% in un anno. Graduali e cumulative, le sanzioni incidono.
PUTIN GAZPROM ttf borsa gas amsterdam I GASDOTTI VERSO L EUROPA importazioni di energia dalla russia in europa