Angela Zoppo per www.startmag.it
Mentre il leader dell’opposizione Juan Guaidò ha annunciato che una delle prime mosse, una volta assunta la guida del Venezuela, sarà cambiare il vertice di Pdvsa, il presidente in carica Nicolas Maduro ha preso il controllo del gruppo petrolifero statale e ha annunciato azioni legali contro gli Stati Uniti e chiunque minacci gli asset della compagnia petrolifera. Pdvsa è sempre più al centro dello scontro.
CHE COSA SI TWITTA SUL PETROLIO DEL VENEZUELA
«La compagnia ha cessato di essere un’industria petrolifera per convertirsi in un’impresa dedita al lavaggio del denaro sporco», afferma uno dei tweet più recenti sull’account di Guaidò. Lo firma Carlos Vecchio, braccio destro del presidente in pectore, che gli ha appena affidato l’incarico di trattare con gli Stati Uniti.
IL DOSSIER SANZIONI
Il punto è se le sanzioni, pronte a cadere con Maduro, nel frattempo rallenteranno e ostacoleranno i già faticosi pagamenti dovuti alle compagnia petrolifere estere che operano nel Paese, come Eni e Repsol, che lavorano insieme nella joint venture paritetica Cardon IV, che sviluppa il giacimento a gas di Perla.
IL CONTO DELLA COMPAGNIA PDVSA
Il conto maturato dalla jv nei confronti di Pdvsa è di oltre 1,4 miliardi di dollari: Repsol deve rientrare di ben 750 milioni di dollari, mentre Eni ha cumulato crediti per 690 milioni di dollari. Secondo fonti locali, la jv matura crediti mensili per 60 milioni dalle forniture di gas a Pdvsa, destinate al mercato domestico.
CHE COSA SUCCEDE A ENI
Nonostante le difficoltà di operare nel Paese, almeno fino a giugno scorso Eni ha continuato a incassare dalle controparti venezuelane un certo ammontare di fatture per le forniture di gas del progetto Cardon IV a Pdvsa, in linea con le ipotesi di perdite attese, sulla cui base era stato incorporato il rischio Venezuela nel bilancio 2017, per stimare la recuperabilità dei crediti e degli asset del gruppo nel Paese.
I NODI DI REPSOL
Repsol, invece, verrebbe rimborsata in carichi di greggio e ne attenderebbe altri quattro, sanzioni permettendo. L’embargo infatti colpisce proprio le esportazioni di greggio, stimate complessivamente in un controvalore di 11 miliardi di dollari. Guaidó nel suo programma da futuro presidente del Venezuela ha assicurato il rispetto dei contratti e la continuità operativa alle imprese petrolifere che operano nel Paese. Ma anche Maduro cerca di tenere dalla sua le oil company.
GLI STRALI DI MADURO CONTRO GLI USA
Gli strali del delfino di Hugo Chavèz sono riservati agli Stati Uniti, accusati di volersi impossessare di Citgo, la raffineria che Pdvsa detiene in territorio americano, esattamente in Texas, guidata da Asdrùbal Chavez, cugino del defunto presidente venezuelano. Per questo ieri ha annunciato di aver incaricato il presidente di Pdvsa, Manuel Quevedo, di adire vie legali nei tribunali statunitensi per tutelare gli interessi venezuelani.
CHE COSA MEDITANO GLI STATI UNITI
Ma gli Stati Uniti stanno pensando addirittura di applicare ulteriori sanzioni per fare pressione sul governo del Venezuela. Lo ha annunciato il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin. «Puntiamo ancora ad altre sanzioni per garantire che proteggeremo i beni del Paese a tutela del popolo del Venezuela», ha detto, «Stiamo cercando di tagliare i fondi al regime di Maduro».
Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza