Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri per “la Stampa”
CONTI DELL ITALIA - DEBITO PUBBLICO E PIL
L'ombra della recessione si allunga sui conti pubblici, ma nelle tasche degli italiani è già diventata realtà. Colpa dell'inflazione e della corsa dei tassi d'interesse. Se la prima erode il potere d'acquisto delle famiglie che vedono i consumi crescere solo a valore; la seconda brucia i risparmi accumulati. Un po' perché le riserve servono a fare fronte ai costanti aumenti delle rate e della spesa, un po' perché a scendere è proprio la propensione al risparmio. Un trend iniziato con la fine della pandemia.
La fotografia scattata dall'Istat al secondo trimestre dell'anno, lascia poco spazio all'immaginazione. Tra aprile e giugno, il Pil è calato dello 0,4%, mentre il reddito disponibile delle famiglie è diminuito dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti: i consumi registrano un +0,2%, mentre i risparmi si fermano al 6,3% - 0,4 punti percentuali in meno rispetto al primo trimestre dell'anno. E a fronte di una sostanziale stazionarietà dei prezzi su base congiunturale […] il potere d'acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente.
[…] Secondo Confesercenti, […] nei primi sei mesi di quest'anno la quota di risorse destinata al risparmio è calata di 20 miliardi. L'associazione parla di «un quadro allarmante: le famiglie stanno riducendo le proprie capacità di risparmio per conservare il livello dei consumi, a fronte di una perdita di potere d'acquisto che ancora non si è arrestata. Rispetto allo scorso anno, circa 8 miliardi di euro in meno in sei mesi, pari a oltre 300 euro in meno a famiglia.
Inoltre, al debito pubblico che ogni italiano si accolla - circa 48 mila euro a testa, in aumento dai 40 mila circa del pre-pandemia - si somma anche una veloce crescita del debito privato delle famiglie consumatrici: nel 2023 dovrebbe arrivare a sfiorare gli 11.500 euro pro-capite, circa 1.300 euro in più rispetto al 2019». […]