FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET
Daniela Polizzi per il “Corriere della Sera”
Il gruppo Generali ha chiuso il primo semestre con utile netto di 1,402 miliardi, in calo del 9% rispetto agli 1,540 miliardi dello stesso periodo 2021, ma superiore al consensus degli analisti, pari a 1,32 miliardi. Ha influenzato il risultato l'attività in Russia dove la compagnia ha deciso svalutazioni per 138 milioni, alla partecipazione in Ingostrakh e altri titoli.
Senza quelle svalutazioni sugli investimenti russi, l'utile netto sarebbe di 1,541 milioni di euro. Il risultato operativo è comunque in crescita del 4,8% a 3,1 miliardi, con il traino dei settori vita, danni e altre attività. E sono in aumento del 2,4% a 41,9 miliardi di euro i premi lordi, in particolare per lo sviluppo del ramo danni che registra un incremento dell'8,5%, soprattutto nel segmento non legato al settore auto.
CLAUDIO COSTAMAGNA FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE LUCIANO CIRINA
Dati che la Borsa ha accolto con un calo del titolo che a Piazza Affari ha chiuso a -1,9%. Il patrimonio netto di gruppo è sceso del 34,9% a 19 miliardi, principalmente a causa dell'aumento dei tassi di interesse sui titoli obbligazionari governativi e corporate. Ma anche «per effetto degli attuali principi contabili che non valorizzano anche le passività» ha spiegato il cfo Cristiano Borean.
Gli asset gestiti totali sono arrivati a 635,4 miliardi di euro, con un calo del 10,5% che «riflette il trend dei mercati». «I solidi risultati di Generali dimostrano che il nostro impegno nell'implementazione del piano strategico Lifetime Partner 24: Driving Growth è la strada giusta per conseguire una crescita sostenibile e aumentare la profittabilità operativa - ha dichiarato Donnet agli analisti-. Non abbiamo cambiato affatto il piano. Le discussioni tra azionisti non ci hanno fatto cambiare idea sulla validità nostro progetto».
«Stiamo evolvendo in un mondo che cambia e che è sempre più sfidante», ha continuato l'amministratore delegato. Alcuni azionisti, ha continuato Donnet riferendosi a Francesco Gaetano Caltagirone, «hanno presentato una strategia e un management alternativi. Ma all'assemblea dei soci di aprile gli azionisti hanno fatto una scelta chiara per il piano che abbiamo presentato a dicembre 2021 e che venga attuato da questo management».
Ieri il board del Leone ha chiuso anche l'ultimo capitolo della governance societaria integrando i tre esponenti della minoranza (l'ex lista Caltagirone) nei comitati interni. Marina Brogi è entrata a fare parte di tre organismi: Controllo e Rischi, Remunerazioni e le risorse umane e infine Nomine e governance. Mentre Flavio Cattaneo è diventato presidente del comitato per le Parti correlate ed è entrato nel comitato Investimenti.
Stefano Marsaglia, poi, ora è membro del comitato per l'Innovazione e la Sostenibilità. I comitati sono stati integrati con l'astensione di Donnet. Certo il confronto tra il Leone e alcuni soci continua. Da quanto emerso all'interno della relazione semestrale del gruppo, Caltagirone, attraverso la società VM 2006, ha impugnato davanti al Tribunale di Trieste la delibera dell'assemblea ordinaria del 29 aprile (che aveva attribuito il 55,99% dei diritti di voto alla «lista del cda», con Donnet al suo terzo mandato come ceo) relativa alla nomina del consiglio.
E c'è anche un altro capitolo che riguarda i rapporti con la Consob. Ex articolo 114 del Tuf, l'autority avrebbe chiesto alle Generali maggiori informazioni su come il consiglio del gruppo presieduto da Andrea Sironi sia arrivato alla nomina in cda di Marsaglia e perché sia invece stato escluso Luciano Cirinà. Cioè l'ex manager del Leone, in causa con il gruppo, che il consiglio aveva giudicato ineleggibile per il regolamento «Fit and proper», perché mancante dei requisiti richiesti. Le Generali potrebbero fornire risposte in questi giorni.
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