Estratto dell’articolo di Claudio Tucci per “Il Sole 24 Ore”
Per gli studenti alle prese con l’esame di maturità, e che poi vogliono proseguire gli studi all’università, è forse utile conoscere anche le opportunità che offre il mercato del lavoro per i laureati dei diversi indirizzi di studio. Ebbene, un’informazione in più arriva dal focus “Laureati e lavoro” elaborato da Unioncamere, sistema informativo Excelsior, in collaborazione con ministero del Lavoro ed AlmaLaurea [...]
[...] lo scorso anno, nel 2023, le imprese italiane di industria e servizi hanno pianificato di assumere oltre 768mila laureati, pari al 13,9% del totale dei 5,5 milioni di contratti di lavoro programmati.
GLI INDIRIZZI DI LAUREA PIU' RICHIESTI DALLE AZIENDE - IL SOLE 24 ORE
L’indirizzo economico è il corso di laurea più richiesto dalle imprese con 223mila contratti programmati nel 2023, seguito dall’insieme degli indirizzi di ingegneria, che arrivano a una richiesta complessiva di 162mila profili, suddivisi in 53mila laureati in ingegneria industriale, 49mila in ingegneria civile e architettura, 45mila in ingegneria elettronica e dell’informazione e 15mila in altri indirizzi di ingegneria. Richieste figurano anche per insegnamento e formazione (117mila), ambito sanitario e paramedico (62mila) e quello scientifico-matematico-fisico-informatico (56mila). [...]
Eppure il mismatch, anche quando si tratta di capitale umano altamente qualificato, resta una zavorra, con le aziende che faticano a trovare quasi un laureato su due, cioè 376mila figure (nel 2019 ci si attestava a un laureato su tre “introvabile”). Per i diplomati Its Academy la percentuale di difficoltà di reperimento sale al 65 per cento.
Nel 62,9% dei casi il motivo della difficoltà nella selezione di laureati è dato dal “gap di offerta”, ovvero un ridotto numero di candidati disponibili, soprattutto quando si ricercano laureati degli indirizzi statistico, sanitario e paramedico, medico e odontoiatrico e chimico-farmaceutico. Più contenute le difficoltà di reperimento legate al “gap di competenze”, ovvero collegate alla formazione non adeguata, indicate dalle imprese nel 29,3% dei casi. Si tratta di risultati che rendono ancor più chiara l’esigenza del nostro Paese di aumentare il numero di giovani formati con titoli terziari.
Una considerazione che trova riscontro anche nella quota modesta di “colletti bianchi” in Italia: secondo i dati Eurostat, nel 2022 ha un titolo universitario il 29,2% degli italiani di età compresa tra i 25 e i 34 anni, rispetto alla media europea del 42,0%.
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Le professioni che le imprese fanno più fatica a reperire per i laureati interessano infatti l’ambito ingegneristico, medico e paramedico e scientifico. Più nel dettaglio, tra le professioni “introvabili” si evidenziano gli ingegneri elettrotecnici (90,6%), gli ingegneri dell’informazione (80,7%), le professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche (80,3%), i tecnici gestori di reti e di sistemi telematici (74,5%), i farmacisti (73,1%), gli specialisti in terapie mediche (71,4%), i medici generici (70,9%) e i progettisti e amministratori di sistemi (69,8%).
Prendere un laurea, e prenderla nelle discipline Stem, è quindi oggi un ottimo investimento per il lavoro. Secondo AlmaLaurea, a un anno dal titolo, infatti il tasso di occupazione è pari al 75,4% tra i laureati di primo livello e al 77,1% tra i laureati di secondo livello. A 5 anni dalla laurea i risultati migliorano: lavora il 92,1% dei laureati di primo livello, l’88,7% di quelli di secondo livello. Al top sono gli indirizzi di ingegneria elettronica e dell’informazione (96,2%), di statistica (95,8%), di ingegneria industriale (95,6%), gli altri indirizzi di ingegneria (95,0%) e dell’area scientifica, matematica, fisica e informatica (92,6%). [...]