Francesca Basso e Fausta Chiesa per il “Corriere della Sera”
Mentre la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, inaugurava a Sofia il gasdotto tra Grecia e Bulgaria che consentirà «libertà dalla dipendenza dal gas russo», l’Italia vedeva i flussi di metano russo azzerati al Tarvisio, il punto di ingresso delle forniture al confine tra il Friuli e l’Austria. L’Eni, intorno alle 13, ha pubblicato sul suo sito una nota in cui ha spiegato che «Gazprom ha comunicato di non poter confermare la consegna dei volumi di gas richiesti per oggi (ieri, ndr) a causa della dichiarata impossibilità di trasportare il gas attraverso l’Austria. Pertanto, i flussi di gas russo destinati a Eni attraverso il punto di ingresso di Tarvisio saranno nulli».
L’uso del gas come arma di ricatto nei confronti dell’Ue da parte della Russia continua e ora colpisce il nostro Paese, in questi mesi in prima linea nel sostenere le sanzioni e nel cercare di diversificare le forniture. Anche ieri il ceo dell’Eni, Claudio Descalzi, era in Congo dove ha incontrato il presidente Denis Sassou Nguesso.
La presidente von der Leyen ha spiegato che il nuovo gasdotto «è un punto di svolta per la Bulgaria e per la sicurezza energetica dell’Europa. E significa libertà. L’interconnessione potrebbe infatti coprire l’intero consumo di gas della Bulgaria», dipendente finora per l’80% dal metano russo. «L’Europa — ha proseguito — ha tutto ciò di cui ha bisogno per liberarsi dalla nostra dipendenza dalla Russia. È una questione di volontà politica». Ha promesso che l’Ue farà «di più per contenere i prezzi dell’energia alle stelle» e «insieme» e che sarà discusso a Praga dai leader Ue. E ha esortato a restare uniti: «Formiamo insieme la nostra Unione dell’energia, forte e resiliente».
Un portavoce di Eni ha spiegato che «Gazprom non sta più consegnando il gas poiché, stando alle sue comunicazioni, non sarebbe in grado di ottemperare agli obblighi necessari per ottenere il servizio di dispacciamento in Austria dove dovrebbe consegnarlo». «Ci risulta però — ha aggiunto — che l’Austria stia continuando a ricevere gas al punto di consegna al confine con la Slovacchia». L’Eni sta «lavorando per verificare con Gazprom se sia possibile riattivare i flussi verso l’Italia». Non ci sono, quindi, problemi tecnici al gasdotto.
Dopo la prima interruzione ad agosto del Nord Stream 1, che trasporta il gas siberiano ai Paesi dell’Europa continentale come la Germania, e le recenti falle del Nord Stream 1 e 2 (causate da atti di sabotaggio), che hanno determinato la fuoriuscita di una grandissima quantità di gas, era già cresciuto il livello di attenzione sulle infrastrutture strategiche anche in Italia: al Tarvisio l’impianto di compressione di Snam è controllato dai militari italiani.
Prima dello stop di ieri, la quota di gas russo sul consumo complessivo del nostro Paese era già scesa sotto il 10%, ora il metano proviene principalmente dall’Algeria (primo fornitore) e dall’Azerbaigian e in parte anche da Nord attraverso Passo Gries in Piemonte. L’impatto non sarà quindi significativo, il sistema è bilanciato e gli operatori stanno continuando a riempire le riserve. Ma la mossa di Gazprom, se confermata nei prossimi giorni, rende ancora più urgente la messa a disposizione di nuovi rigassificatori, in particolare della nave metaniera a Piombino che consentirà di riempire gli stoccaggi per il prossimo inverno. L’eventuale stop definitivo potrebbe avere ripercussioni sul prezzo del gas al Ttf.
Martedì 4 ottobre l’Arera pubblicherà sul suo sito il dato medio del prezzo di settembre, che sarà un prezzo indicativo solo per chi ha le fatture rolling, cioè chi ha un operatore che fattura in un giorno qualsiasi del mese (in questo caso ottobre) stabilito dal contratto. L’aggiornamento delle tariffe gas di ottobre sarà annunciato dall’Autorità a inizio novembre. L’eventuale conguaglio avverrà sulla base dei nuovi parametri.
PUTIN GAZPROM GAS ITALIA PUTIN E IL GAS - BY EMILIANO CARLI