Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per “La Stampa”
Quando il 17 novembre dello scorso anno Sam Altman, signore dell'intelligenza artificiale e amministratore delegato di OpenAI, venne messo alla porta dal suo Board, la chat dei potenti di Silicon Valley si infiammò. «Sam è fuori», il messaggio partito da qualcuno che aveva avuto la soffiata. Nella chat ci sono cento big dell'hi tech, c'è Mark Zuckerberg, di Meta, così come Drew Houston di Dropbox.
Non Elon Musk che però fu il primo ad arrivare in soccorso dell'uomo con cui nel 2015 aveva fondato OpenAI. Gli offrì un incarico nella sua galassia imprenditoriale e spinse l'offerta persino ai dipendenti che erano rimasti delusi e scioccati dalla cacciata da parte del board del loro Ceo. Nel giro di 48 ore però, come solo la Silicon Valley sa fare, la crisi di OpenAI con Altman è rientrata grazie al ruolo di Microsoft, azionista da oltre 13 miliardi di dollari di investimenti e con un posto garantito a capotavola.
Ma il mondo corre veloce, come la tecnologia, e la relazione fra Musk e Altman entrerà negli annali (almeno ad oggi) non solo per il loro matrimonio nel 2015 da cui nacque OpenAI, o la decisione di Musk di lasciare il cda nel 2018 per differenza di vedute, ma perché il patrono di Tesla e Space X e uomo più ricco del pianeta ha deciso di fare causa a OpenAi e ai suoi ex soci Sam Altman e Greg Brockman.
Le carte sono già depositate al tribunale di San Francisco per una disputa dai contorni etici o quantomeno "filosofici". Elon Musk accusa Altman di aver tradito quella che era la vocazione originaria di OpenAI e di essere oggi non solo al soldo di Microsoft ma anche di fare ricerche i cui risultati condivide solo con gli eredi di Bill Gates per fini commerciali.
Il piano di Musk nel 2015 e pure quello di Altman, secondo l'accusa, era quello di costruire sistemi di intelligenza artificiale per il bene dell'umanità, un modello "open source" disponibile al pubblico. La società doveva rientrare nella categoria del no profit e mettere a disposizione di tutti i risultati delle ricerche e i laboratori.
Se questa è la cornice, l'accusa di Musk in realtà non è vaga. Egli si riferisce in particolare a una recente scoperta, ovvero l'ultimo modello di intelligenza artificiale di OpenAI. Secondo il miliardario di origini sudafricane, Gpt 4 ha violato la soglia dell'intelligenza artificiale generale (Agi). In pratica, e semplificando, Gpt 4 lavorerebbe meglio o quantomeno allo stesso livello dell'intelligenza umana. Il giudice del tribunale di San Francisco dovrà proprio decidere se Gpt 4 debba o meno considerarsi un Agi. [...]
La partita non è solo fra dispensatori di buone cose per il genere umano e avidi cercatori di soldi. Musk è a sua volta un imprenditore del settore. La diversità di vedute nel 2018 lo spinse a lasciare la start-up e a creare la sua compagnia, xAI che è composta da ingegneri informatici provenienti da Google e Microsoft. Quest'ultimo da tempo è il vero bersaglio degli strali e delle accuse di Elon.
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In dicembre xAI di Musk ha rilasciato il Grokfor Premium, il rivale di Chat Gpt, il prodotto con cui OpenAI nel 2022 ha letteralmente stravolto il mercato, i costumi e la ricerca attorno all'Intelligenza artificiale generativa. Il confronto fra i guru della Silicon Valley insomma è su diversi livelli. Anche culturale. Non più tardi di un anno fa, insieme ad altri Ceo ed esperti di tecnologia, Musk aveva chiesto una moratoria di sei mesi sulle ricerche nello sviluppo di sistemi complessi e altamente performanti come Gpt 4.
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