Alessandro Da Rold per Lettera 43
C'è una foto di qualche giorno fa che ritrae l'amministratore delegato del gruppo Leonardo-Finmeccanica Mauro Moretti insieme con il presidente Gianni De Gennaro. Gli scatti, pubblicati dal giornale online Formiche, sono tanti ma ce n'è uno in particolare che vale più di mille parole a pochi giorni dalla pubblicazione delle liste per le prossime nomine nelle aziende partecipate. È quello dove «lo sbirro» o «lo squalo», i due soprannomi che De Gennaro si è guadagnato quando era in polizia, fa la linguaccia divertito, mentre al contrario Moretti appare un po' più teso.
LA PARTITA INTORNO AL PRESIDENTE
È un'immagine emblematica perché tra i due chi rischia maggiormente di perdere la poltrona è proprio l'amministratore delegato, condannato per la strage di Viareggio del 2009 e dato per uscente dalla maggior parte degli osservatori del Palazzo soprattutto per via dei cattivi rapporti con l'amministrazione americana di Donald Trump.
A quanto pare, invece, De Gennaro, che negli ambienti dei servizi segreti ormai hanno ribattezzato «l'immortale» e gode della stima incondizionata di gran parte dell'arco istituzionale, dall'ex presidente Giorgio Napolitano fino all'attuale Sergio Mattarella, potrebbe tranquillamente mantenere il suo incarico in piazzale Montegrappa.
Ma anche sulla poltrona del presidente di Leonardo, prestigiosa perché con le deleghe su rapporti istituzionali e sicurezza interna, si sta giocando una partita tutta politica di cui, come rivelato da Occhio di Lince su Lettera43, si è parlato al Lingotto durante la kermesse dell'ex segretario del Partito Democratico Matteo Renzi in vista del prossimo congresso.
D'altra parte in passato uno dei critici più duri di De Gennaro è stato Matteo Orfini, presidente del Pd, che dopo la condanna di Strasburgo per i fatti della scuola Diaz al G8 di Genova nel 2001 disse di trovare «vergognoso» che a capo di Finmeccanica ci fosse uno come lui. Parole pesanti quelle dell'ex dalemiano ora renziano di ferro, che però non scalfirono la scorza dura di De Gennaro, assolto dalla giustizia italiana sui fatti del G8, abituato a combattere la mafia con Giovanni Falcone e figura di riferimento per tutte le nostre forze armate.
IL GIRO DI POLTRONE
Detto questo, pare che nei discorsi appartati del Lingotto tra il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, sia saltata fuori l'ipotesi di nominare De Gennaro segretario di Stato con delega ai servizi segreti. In pratica l'ex numero uno della Direzione Investigativa Antimafia andrebbe a ricoprire il ruolo che fino a qualche mese fa era di Marco Minniti, ora al ministero degli Interni.
In questo modo De Gennaro coordinerebbe da Palazzo Chigi tutte le divisioni della nostra intelligence, dal Dis fino ad Aisi e Aise, e potrebbe avere voce in capitolo pure sulla cybersecurity, il vecchio pallino del renziano Marco Carrai. Ma quanto resterebbe in carica con una legislatura ormai in scadenza? Si discute anche di questo, mentre si scaldano per la poltrona della presidenza di Leonardo pezzi da novanta come Alberto Manenti, attuale direttore Aisi (lo spionaggio), o Giampaolo Di Paola, ex ministro della Difesa del governo Monti. Altro possibile presidente è il generale dell'aeronautica Claudio Debertolis.
Diversa la situazione di Moretti. Di certo quello di amministratore delegato è l'incarico più importante. E suona strano che al momento né Padoan né Gentiloni abbiano provato a spiegare quale sarà la politica industriale futura del gruppo Leonardo, sempre appeso alla necessità o alla possibilità di fare squadra per una nuova difesa europea con Airbus.
Le nomine, al solito, sembrano nascere nelle stanze segrete della politica, come ha sottolineato Francesco Grillo, economista di Oxford, su Linkiesta in un pezzo dal titolo eloquente: «Zero trasparenza, soliti noti. La partita delle nomine è un'enorme occasione persa». Le liste arriveranno lunedì prossimo, ma intanto circolano i nomi di Fabrizio Giulianini, interno ora in Selex, oppure dell'amministratore delegato e presidente della divisione Oil&Gas di General Electric, Lorenzo Simonelli: caso vuole che quest'ultimo sia di Rignano sull'Arno proprio come Renzi.
MORETTI TRA DUE FUOCHI
Al momento Moretti è stretto tra due fuochi. Uno, come detto, sono gli Stati Uniti, dopo i rapporti incrinati con Raytheon sul progetto T-100, aereo di addestramento militare derivazione dell’italiano M-346. L'altro è la strage di Viareggio. L'Associazione familiari vittime 29 giugno Viareggio-Il Mondo che vorrei onlus ha inviato una lettera a Padoan per chiedergli di non confermare Moretti.
«Egregio ministro, quando sceglierà quei nomi spero che non si dimentichi anche lei di essere un padre», scrive Marco Piagentini che in quella strage perse la moglie e i due figli. Chissà cosa ne pensa Padoan, che già provò a inserire nel 2015 la clausola di onorabilità per i vertici delle partecipate. A cassarla furono i consigli di amministrazione di Leonardo e di Eni, dove gli amministratori delegati erano indagati.