Estratto dell’articolo di Andrea Greco per www.repubblica.it
La trattativa durata sei mesi tra Delfin e il cda di Mediobanca per accordarsi e presentare una lista unica per il nuovo cda sembra a un punto fermo. E restano una decina di giorni per trovare un’intesa ormai ardua: con il primo socio che chiede un presidente nuovo super partes, e il cda che si arrocca su quello in carica, Renato Pagliaro.
La banca d’affari, che ha in agenda un cda il 20, riprende a tessere i nomi della “lista del cda uscente” senza contributi né dal primo azionista, che è la famiglia Del Vecchio e ha il 19,8%, né dal secondo, che è Caltagirone (9,9%), già alleato con Delfin nel 2022 nel tentativo di cambiare il vertice di Generali.
Secondo fonti al lavoro sul dossier un comitato nomine Mediobanca potrebbe tenersi lunedì 18, e prendere atto del fatto che Delfin e Caltagirone hanno scartato la proposta di inserire quattro loro membri nella lista del cda, per poi procedere all’esame dei 12 nomi da proporre all’assemblea il 28 ottobre.
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Il cda dell’istituto continua a ritenere che la presidenza non sia oggetto di possibili accordi con singoli soci, poiché lo statuto interno - com’è prassi per gli istituti di credito - prevede che a nominare il presidente sia il cda eletto dall’assemblea, non i soci. E il non avere voluto, o potuto, cambiare questa impostazione rende arduo oggi alzare la posta, come vorrebbero i due primi azionisti, per trovare un “presidente di garanzia”.
Pagliaro, in banca dal 1981 e presidente dal 2010, tra l’altro non ha più i requisiti di indipendenza, raccomandati dalle buone prassi di governance “all’atto della nomina”, ma che si perdono dopo tre mandati. Anche per ovviare a questo limite qualcuno dietro le quinte ipotizza che il cda possa assegnare a Vittorio Pignatti-Morano, ex banchiere d’affari di Lehman e consigliere in Mediobanca dal 2018, la presidenza. Ma è una voce che non trova conferme in Piazzetta Cuccia.
Sull’altro fronte Delfin e Caltagirone, che avrebbero ben visto l’ex ministro del Tesoro Vittorio Grilli come presidente, preparano una loro lista, che sarà di minoranza ma “lunga”: eleggerà almeno due consiglieri, ma i nomi saranno fino a sette, […]
Gli scarti appaiono ridotti: i due soci forti oltre al loro 30% avrebbero possibili sostenitori privati fino al 5%, mentre il cda sarà votato dal patto di consultazione (11%) e dalla maggioranza degli investitori istituzionali (non l’almeno 2% che voterà la lista Assogestioni, cui spetta per statuto un consigliere). L’esito dipenderà dall’affluenza - telematica s’intende, perché l’assemblea è in remoto - dei soci del mercato. Le liste di minoranza si depositano entro il 3 ottobre.
VITTORIO GRILLI 37 fabrizio palenzona fabrizio palenzona ALBERTO NAGEL