Marco Masciaga per “il Sole 24 Ore”
Dopo mesi contrassegnati dal deterioramento della situazione sanitaria e delle aspettative di crescita, ieri la Cina ha stupito analisti e investitori annunciando che a maggio le esportazioni sono cresciute a doppia cifra e le importazioni hanno fatto segnare il primo incremento degli ultimi tre mesi.
Sia il dato dell'export (+16,9% rispetto a un anno fa, decisamente meglio del 3,9% di aprile e più del doppio dell'8% previsto dagli uffici studi di molte banche) che quello dell'import (+4,1% contro aspettative di circa il 2% dopo un mese di aprile piatto) sono ascrivibili in buona misura dall'allentamento delle misure di contenimento della pandemia che hanno interessato il Paese e alcune parti di Shanghai, tra cui il porto.
«Crediamo che se non ci saranno ulteriori lockdown questa ripresa potrà continuare», ha spiegato la chief economist per la Greater China di Ing, Iris Pang. A fare sperare in un aumento sostenuto degli scambi c'è il fatto che presto gli Stati Uniti potrebbero allentare il regime tariffario su alcuni prodotti made in China per contenere le proprie spinte inflazionistiche. Allo stesso tempo alcuni osservatori sottolineano che il progressivo spostamento dei consumi occidentali dai prodotti verso i servizi potrebbe in prospettiva raffreddare le dinamiche del commercio globale.
Le autorità che gestiscono lo scalo di Shanghai, il primo al mondo in termini di traffico merci, hanno annunciato che nell'ultima settimana di maggio le gru sulle isole di Yangshan e quelle affacciate sui fiumi Huangpu e Yangtze hanno complessivamente lavorato al 95,3% della loro capacità, in forte aumento rispetto ad aprile, quando la Cina e in particolare la più popolosa delle sue città si sono dovute misurare con i peggiori focolai di Covid-19 dal 2020.
Le nuove infezioni hanno spinto le autorità a imporre lockdown draconiani che hanno messo a dura prova il sistema produttivo e logistico del Paese, paralizzando porti e strade, obbligando le imprese a sospendere le proprie attività e creando autentici ghetti urbani.
Dopo aver gestito in maniera severa, ma efficace la fase iniziale della pandemia, le autorità cinesi stanno faticando ad affrontare la sfida posta dalla variante Omicron che, oltre a essere molto più trasmissibile di quelle che l'hanno preceduta, tende a eludere le difese immunitarie generate dai due vaccini domestici: Sinopharm e Sinovac.
Nelle ultime settimane il governo centrale ha dato mandato agli amministratori locali di ridare ossigeno all'economia - che secondo alcune previsioni quest' anno potrebbe crescere solo del 2% - allentando le misure di contenimento, riaprendo le fabbriche e riattivando le catene di fornitura. L'obiettivo di queste e altre iniziative promosse da Pechino è di raggiungere un +5,5% di Pil nel 2022 e ridurre il tasso di disoccupazione in vista degli appuntamenti politici dei prossimi mesi.
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L'anno in corso sarà cruciale per la leadership cinese e in particolare per il presidente Xi Jinping che nel corso del XX Congresso del Partito comunista cinese in calendario per l'autunno cercherà di ottenere un inedito terzo mandato che per certi versi lo innalzerebbe al rango dei grandi leader del passato come Mao Zedong e Deng Xiaoping.
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