Estratto dell’articolo di A. Gr. per “la Repubblica”
Due mesi di intense diplomazie paiono serviti a Unicredit, per convincere i soci che i primi 900 manager meritano l’aumento. A partire dall’ad Andrea Orcel, che domani in assemblea dovrebbe incassare il consenso di un 55-65% dei presenti (ancora in modalità remota): e portare il compenso massimo dai 7,5 milioni di quest’anno a 9,75 nel 2023.
Finora sono voci, che la banca non commenta, anche se il clima interno risulta più disteso sul dossier che da inizio 2023 impegna a fondo il cda e le prime linee. Il nuovo capo, in sella da due anni ed entrato con un bonus di 5 milioni (criticato dagli advisor dei fondi di mercato e passato con il 54% dei sì), oggi ha dalla sua le performance: 5,2 miliardi di utile l’anno scorso, sui massimi da 10 anni, 10,7% di rendimento per i soci e valore di Borsa quasi raddoppiato.
L’ambizione a guadagnare di più, essendo già Orcel il banchiere più pagato d’Italia, aveva creato malumori e, come nel 2021, la contrarietà di Iss e Glass Lewis, gli advisor dei fondi istituzionali che in due note dedicate avevano demolito la nuova politica di remunerazione, invitando il mercato a votare “contro”.
Unicredit ha fatto leva sui soci storici per indurli a sostenere, anche con dichiarazioni, i nuovi criteri che alzano fino al 30% il compenso del capo, se tutti gli obiettivi variabili saranno superati.
[…] Da venerdì, quindi, il divario potenziale tra i compensi di Orcel e quelli degli altri manager salirà. A partire da quello con l’amico e rivale Carlo Messina, ad di Intesa Sanpaolo che nel 2022 ha preso 4,94 milioni tra fisso e variabile, in base allo schema in auge dal 2016.