Massimo Sanvito per “Libero quotidiano”
E se lo dice lui, il fondatore di Tesla, il padre dell'auto elettrica presa come modello nel mondo, c'è poco da fare per gli ambientalisti da salotto. I radical chic che si muovono in bicicletta nelle ztl delle città se ne facciano una ragione una volta per tutte. Da petrolio e gas non si può prescindere.
Guai a fare salti in avanti senza cognizione di causa. Perché si fa presto a fare i green, poi però c'è la realtà. «Il mondo ha ancora bisogno di petrolio e gas nel breve termine altrimenti la civiltà crollerà. Al momento servono più combustibili fossili, non meno», ha detto ieri Elon Musk durante una conferenza stampa in Norvegia.
Senza mezzi termini. Più chiaro di così...
«La transizione all'energia sostenibile e a un'economia sostenibile è una delle maggiori sfide che il mondo si sia mai trovato a fronteggiare. Ma richiederà decenni prima di essere completata», ha specificato l'uomo più ricco del pianeta.
E un altro schiaffo alle anime belle e green di sinistra lo ha tirato parlando di nucleare, uno dei punti del programma elettorale del centrodestra. «Se si ha un impianto nucleare non lo si deve chiudere, soprattutto ora», ha sottolineato il numero uno di Tesla, invitando a una transizione verde il «più rapida possibile» sfruttando i venti oceanici che hanno un «elevato potenziale non ancora sfruttato».
Negli ultimi tempi, tra l'altro, aveva bollato gli ambientalisti contrari al nucleare con due parole: «anti-umani». Il ragionamento di base è molto semplice e di assoluto buonsenso: le centrali nucleari sono il mezzo più rapido per produrre energia, visto e considerato lo scenario geopolitico attuale, con la guerra in Ucraina che prosegue.
L'invasione russa ha spinto Musk a richiedere un aumento immediato della produzione di petrolio e gas «perché le soluzioni di energia sostenibile non possono semplicemente reagire in modo istantaneo». Semplicemente perché Elon Musk non sono in grado di colmare il vuoto lasciato dai combustibili fossili russi.
Del resto, la propaganda green che ha sempre aleggiato attorno a Tesla aveva già fatto a pugni con la realtà. A febbraio la casa costruttrice di auto elettriche era stata multata dall'agenzia americana per la tutela dell'ambiente per aver superato il livello di inquinamento in una fabbrica a Fremont, in California: il reparto di verniciatura dei mezzi era andato oltre i limiti delle emissioni consentite dal Clean Air Act tra l'ottobre del 2016 e il settembre del 2019.
Tesla avrebbe utilizzato oltre 180 sostanze chimiche sospettate di causare cancro o altri gravi effetti sulla salute. Una multa simbolica - 250.000 dollari - ma un danno di immagine non indifferente. Nel 2021, invece, un gruppo di ultras ambientalisti aveva interrotto, di notte, l'alimentazione elettrica al cantiere della Gigafactory di Grünheide, vicino a Berlino, dando fuoco a sei cavi ad alta tensione posati fuori terra. Una protesta violenta contro le centinaia di generatori alimentati a gasolio: l'azienda non era riuscita a effettuare in tempo gli allacciamenti necessari per servirsi della rete elettrica.
camion con macchine tesla esce dall'impianto di fremont