Estratto dell’articolo di Manuel Follis per “La Stampa”
pietro labriola a Italian Tech Week
Mancano poche ore dopodiché si alzerà il velo sull’offerta del fondo Kkr per la rete di Tim. La scadenza per la presentazione della proposta vincolante è fissata per domani, 15 ottobre. Una volta arrivata, l’offerta dovrà essere esaminata dagli advisor del gruppo guidato da Pietro Labriola per poi essere discussa da un consiglio d’amministrazione ad hoc che verosimilmente dovrebbe essere convocato entro i primi giorni di novembre.
Il calendario finanziario del gruppo già prevede un board per l’8 novembre, ma in quel caso i consiglieri dovranno approvare principalmente i conti del terzo trimestre 2023 quindi tra le opzioni ci sarà quella della convocazione di due cda distinti.
In ogni caso, il contenuto della proposta di Kkr sarà fondamentale per determinare i successivi step dell’operazione. A meno di un’offerta nettamente migliorativa rispetto a quella che aveva portato alla trattativa in esclusiva, è probabile che il cda di Tim opterà per la convocazione entro la metà di dicembre di un’assemblea di carattere «consultivo» e non deliberativo, appuntamento che permetterebbe ai membri del board di verificare con i soci il gradimento dell’offerta.
La decisione spetterà ovviamente al consiglio che peraltro è in possesso di una serie di pareri legali secondo i quali per una decisione come quella riguardante la cessione di Netco (la costituenda società nella quale confluiranno gli asset infrastrutturali di Tim) non sarebbe necessaria la convocazione di un’assemblea. Pareri che sono stati chiesti dalla società e che nei giorni scorsi avevano portato qualche operatore sul mercato a ipotizzare che il board fosse orientato a varare l’operazione rete senza consultare i soci. Opzione che invece a ieri sembrava poco probabile.
[…] Piazza Affari ieri scommettendo sull’arrivo dell’offerta di Kkr ha spinto il titolo Tim che ha chiuso in rialzo di quasi l’1,5%, anche se pochi si aspettano novità sostanziali dal fondo Usa. La proposta per Netco dovrebbe aggirarsi intorno a 20 miliardi (10 di debito e 10 di equity) con altri 3 miliardi circa di earn out legati alla futura integrazione con Open Fiber. Certo, i dettagli faranno la differenza, dalla quantità dei dipendenti che resteranno nella società della rete alle condizioni contenute nel master service agreement, il contratto che regolerà i futuri rapporti tra Netco e Tim.
Il memorandum siglato tra il fondo americano e il ministero dell’Economia e delle Finanze prevede poi che nella futura società della rete il dicastero guidato da Giancarlo Giorgetti, che avrebbe messo a disposizione fino a 2,5 miliardi, arrivi a detenere una quota fino al 20% di Netco. Il Consiglio dei ministri ha approvato in questo senso un Dpcm, ma gli accordi saranno operativi solo dopo il parere della Corte dei Conti.
Il fondo F2i invece ha firmato una serie di lettere d’impegno che le danno la possibilità di acquisire fino al 15% della società della rete. Sullo sfondo resta da capire la posizione di Vivendi, azionista di maggioranza relativa di Tim con il 24%, che pochi giorni fa ha incontrato i rappresentanti del governo manifestando le sue preoccupazioni in merito all’operazione.