Sara Bennewitz per la Repubblica
Telecom Italia crolla al nuovo minimo, e scivola a una capitalizzazione di 3,97 miliardi (-8,14% o 0,184 euro per azione).
Nel giorno delle scadenze dei derivati di Piazza Affari il titolo è affondato per colpa di due report negativi da parte di Hsbc e Barclays, che vedono nell'ex monopolista tricolore la cenerentola delle tlc Ue. Secondo Barclays tra maggiori costi dell'energia (che nel 2022 saliranno di 60 milioni a 260 milioni) e alti debiti (22,5 miliardi) Tim chiuderà in rosso il 2022 e il 2023 e «vale zero» salvo operazioni straordinarie.
Ma gli analisti scommettono che la rete unica non si farà, per le diverse valutazioni tra chi come Cdp (9,9% di Tim) vorrebbe comprare e chi come Vivendi (23,9%) dovrebbe vendere. Prima di arrivare al cda di Tim (in programma il 29 settembre) l'offerta di Cdp passerà dal comitato rischi e da quello parti correlate, dove la maggior parte dei consiglieri pare sensibile alle istanze di Vivendi, che stima in 31 miliardi il prezzo a cui è disposta a sacrificare l'asset più importante del gruppo, per dare vita a una rete unica a trazione pubblica. Fonti finanziarie riferiscono che difficilmente Cdp potrà spingersi sopra 22 miliardi, anche se i dettagli dell'offerta non vincolante dovrebbero essere decisi al cda del 27 settembre, a valle delle elezioni.
«Apprezzo la decisione di Cdp e Open Fiber di ritardare l'offerta, dato che non c'è un accordo sul costo della rete - ha detto Alessio Butti, responsabile media e tlc di Fratelli d'Italia - . Si usano fondi pubblici, è bene spendere il meno possibile. Noi abbiamo un progetto diverso, si chiama Minerva perché era la dea delle guerre giuste e punta a una rete pubblica, wholesale only».
Ieri gli investitori hanno inoltre temuto che se l'ad Pietro Labriola non riuscisse a realizzare il piano A, trovando una sintesi fra Cdp e Vivendi, avrà molte difficoltà a realizzare anche il piano B, ovvero quello di vendere una parte della rete o della divisione Enterprise (Cloud Ict e servizi per i grandi clienti) a un socio finanziario. Se il prezzo di Cdp per la rete fosse giudicato insufficiente dal cda, ancora più difficile sarebbe la vendita a un partner finanziario,- che non ha sinergie da estrarre, di un'attività soggetta a golden power in una fase di discontinuità politica. Stesso discorso per la Enterprise che per gli analisti è l'asset migliore del gruppo.
Dopo la gara sul Psn per il cloud della Pa, anche questa è diventata un'attività sensibile quindi per Labriola sarà difficile massimizzare il ritorno attraverso un'asta (beauty contest). Ma se Sparta brucia Atene è in fiamme. Open Fiber ha chiuso il 2021 con 380 milioni di ricavi, 151 milioni di margine lordo e 3,3 miliardi di debito netto. Quest' anno dovrebbe aumentare fatturato e redditività con passività oltre 4 miliardi e un rapporto debito mol di oltre 12 volte contro le 4,1 volte di Tim.