Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per www.repubblica.it
Si apre una settimana cruciale per Telecom Italia, il cui cda del 9 novembre dovrà approvare i conti dei nove mesi, forse decidere chi cooptare in consiglio al posto del dimissionario Luca De Meo, e analizzare alcune situazioni interne […].
Tra queste c’è sicuramente il contratto stipulato da Tim con Dazn nell’autunno 2020, quando alla guida del gruppo c’era Luigi Gubitosi, e che ha per oggetto la trasmissione delle partite di Serie A. Un contratto con diversi aspetti anomali e che tra le tante cose coinvolge anche la società Mint di proprietà di Andrea Pezzi, il consulente più ascoltato da Arnaud de Puyfontaine, grande capo di Vivendi. Il gruppo francese dal 2014 ha una partecipazione del 24% in Tim che finora non ha dato i suoi frutti.
Ma i rapporti tra la società di Pezzi e la Tim non finiscono qui e sono stati anche oggetto di un audit specifico condotto sotto la gestione di Pietro Labriola e che è approdato al collegio sindacale, senza però che si siano ravvisate irregolarità in quanto si tratta di rapporti di consulenza.
I contatti tra Pezzi e la Tim sono iniziati nel 2016, sono transitati anche da Tim Uk quando al timone del gruppo c’era Amos Genish e poi da Tim Brasil quando la società carioca era guidata proprio da Labriola. Quindi il rapporto è proseguito con alti e bassi nella stagione di Gubitosi e si è consolidato da quando Labriola è stato catapultato al vertice della società telefonica.
Nel gennaio 2022, infatti, e per la durata di cinque anni rinnovabili per altri cinque, Tim ha stipulato, senza ricorrere a una gara, altri due contratti con la Mint. Il primo riguarda la “Piattaforma M1” che permette al cliente di automatizzare il processo di acquisto della pubblicità online.
Pezzi è riuscito a ottenere che tutto il budget digitale di Tim (stimato tra 60 e 100 milioni di euro) debba transitare sulla sua piattaforma in cambio di una “Tech fee” di 5 milioni all’anno. Un altro contratto prevede che la fornitura di una serie di servizi di advertising collegati alla “Piattaforma M1” vengano remunerati con una “fee” pari al 4% del budget. Ovviamente la Mint a fronte di questo fatturato che ottiene da Tim deve sopportare dei costi e dunque il margine di guadagno finale di questi tre contratti, sempre secondo fonti vicine a Pezzi, peserebbe solo per l’8% del totale. […]
Il consiglio di mercoledì prossimo sarà dunque denso di argomenti, tra cui anche le questioni di governance. Nelle ultime ore Vivendi ha scritto una lettera al presidente di Tim sponsorizzando l’ingresso in cda di Massimo Sarmi, nonostante il suo nome sia stato giudicato non idoneo dal Comitato nomine, probabilmente per questioni di età.
Nelle intenzioni dei francesi Sarmi, molto stimato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dovrebbe andare a sostituire Salvatore Rossi alla presidenza ma su questo tema non c’è ancora un consenso sufficiente. L’altro nome accreditato in queste ore è quello di Fabrizio Palenzona, oggi presidente di Prelios e molto vicino a Intesa Sanpaolo, in passato gran tessitore di Unicredit per conto della Fondazione Crt. Mentre le preferenze del Comitato nomine sarebbero per Stefano Proverbio della McKinsey.
2 – LO SCOPRIREMO SOLO VIVENDI
Da www.rai.it
Nella puntata di lunedì 7 novembre alle 21.20 su Raitre
Giorgio Mottola
Collaborazione di Norma Ferrara e Goffredo De Pascale
Immagini di Alfredo Farina, Andrea Lilli, Fabio Martinelli e Carlos Dias
Grafica e montaggio di Giorgio Vallati
Tim uno dei fascicoli più spinosi che il Governo Meloni si troverà ad affrontare. Oggi è visto solo come un problema, uno dei fascicoli più spinosi che il governo Meloni si troverà ad affrontare. All’inizio degli anni ‘90 Telecom è stato il fiore all’occhiello dell’industria di Stato. Poi l’hanno privatizzata, scalata, spolpata e, forse tra qualche settimana, sarà anche scorporata. Da terza azienda telefonica più ricca d’Europa è finita agli ultimi posti per fatturato e indebitamento a causa di scelte industriali e finanziarie sbagliate. Come, ad esempio, l’alleanza con Dazn per i diritti televisivi, che potrebbe costare a Tim perdite per oltre mezzo miliardo di euro.
Dal 2016 l’azionista di maggioranza dell’ex società di telecomunicazioni di stato è Vivendi, il gruppo francese di media controllato da uno dei più spregiudicati uomini d’affari transalpini, Vincent Bolloré. Grazie a un’intervista esclusiva a un suo ex socio, Report ricostruirà le strategie del finanziere francese per la conquista del mercato italiano: dalla scalata ostile a Mediaset della famiglia Berlusconi alla conquista di Tim, avvenuta negli anni in cui al governo c’era Matteo Renzi.
Attraverso documenti e testimonianze inedite, Report ricostruirà come la politica continui ad avere ancora oggi un peso enorme nella più importante industria di telecomunicazioni italiana, condizionando scelte e piani industriali. Un ruolo centrale rispetto alle vicende di Tim lo interpretano soprattutto alcuni degli uomini di fiducia di Vivendi, come Andrea Pezzi, l’ex conduttore di Mtv, diventato consigliere strategico dei francesi, al centro di appalti milionari con l’azienda telefonica e di trame di potere insospettabili.
PIETRO LABRIOLA PIETRO LABRIOLA ARNAUD DE PUYFONTAINE