Sara Bennewitz per “la Repubblica”
Il governo è in allerta su Tim, anche ieri ci sarebbe stata una riunione a Palazzo Chigi, in attesa del cda di domani che dovrà decidere se andare avanti con le offerte di Cdp-Macquarie (19,3 miliardi) e Kkr (21 miliardi e che avrebbe già trovato una sponda italiana se l’operazione andasse in porto).
Intanto la Cassa avrebbe incontrato l’Antitrust Ue per studiare eventuali rimedi, nel caso in cui riuscisse a perfezionare l’offerta e la successiva fusione con Open Fiber, anche se Kkr al momento pare favorita.
Cdp avrebbe dato a Bruxelles la sua disponibilità a cedere alcune attività nelle aree nere, dove il mercato è più ricco, e il suo 9,9% di Tim, che se vendesse la rete, resterebbe una società di servizi.
E in proposito le Poste potrebbero essere il candidato ideale, sia perché da tempo hanno allo studio un dossier Tim, sia per tenere un presidio tricolore anche nella società dei servizi che resterebbe. Tutto questo sperando di trovare una quadra con il primo socio Vivendi, ipotesi che non è affatto scontata. Se le offerte sembrano basse, l’ad Pietro Labriola resta convinto che ci sia margine per migliorare, ammesso che il cda gli dia il mandato per farlo.
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